Albania: card. Betori (Firenze) al presidente Meta, “Paese riportato alle proprie origini democratiche, la testimonianza del card. Simoni oltre i confini della religione”

“Sarà la generosità con cui saremo capaci di farci carico delle croci nostre e degli altri a dire quanto profondo è il nostro amore per Gesù e per i fratelli”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, nell’omelia della messa della Domenica delle Palme, che ha presieduto in cattedrale. Era presente il presidente della Repubblica di Albania, Ilir Meta, che ha partecipato per esprimere l’omaggio del suo Paese al card. Ernest Simoni e la riconoscenza all’arcivescovo e alla diocesi di Firenze che lo hanno accolto. “Che la sua Patria oggi lo onori appare a tutti noi come un segno di riscattato riconoscimento della dignità della sua persona, dopo essere stato perseguitato da un regime ostile a Dio e all’uomo per circa ventisette anni, fra carcere duro e lavori forzati”, ha aggiunto il porporato. Oggi l’Albania “appare invece riportata alle proprie radici culturali, popolari, religiose e autenticamente democratiche”. La presenza del presidente, secondo il card. Betori, “sta a dire che la testimonianza del card. Simoni vale oltre gli stessi confini della religione”. “La sua strenua difesa per lunghissimi anni della propria libertà di fede e di coscienza è infatti un esempio per ogni uomo e donna che non accetti che venga calpestata la propria dignità e per questo si disponga ad affrontare con coraggio ogni ostacolo che si frapponga alla sua libertà e alla giustizia”. Nell’omelia il porporato ha sottolineato anche il bisogno di un “rinnovamento sociale” presente in Italia. “Di questo rinnovamento sentiamo particolare bisogno nella svolta che sta vivendo il nostro Paese”. L’invito è quello di “superare un approccio parziale ai bisogni pur reali delle persone e dei gruppi sociali”. “Occorre una visione unitaria, che nasca da una volontà di dedizione in cui si cerca insieme la soluzione ai problemi di fondo, soprattutto dei più deboli: le famiglie, i giovani, chi non ha lavoro, chi vive nella povertà e nella marginalità, chi soffre di malattie e disabilità gravissime, quanti sono nelle carceri, chi è giunto tra noi fuggendo guerre e fame”. Tre i versanti di impegno indicati dal cardinale: “Pacificare, ricostruire, ricucire”.

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