Documento pre-Sinodo: “parrocchie non più luoghi di incontro”. Sessualità, dipendenze, femminicidio e degrado ambientale tra le sfide da raccogliere. Razzismo presente anche nei giovani

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Alle volte le parrocchie non sono più dei luoghi di incontro”. E’ quanto si legge nel documento con cui si è concluso il pre-Sinodo dei giovani. “Per alcuni, la religione è ormai considerata una questione privata”, scrivono i 300 giovani che hanno partecipato all’iniziativa, secondo i quali per molti giovani “il sacro sembra qualcosa di separato della vita quotidiana” e “molte volte la Chiesa appare come troppo severa  ed è spesso associata ad un eccessivo moralismo”. “I momenti cruciali per lo sviluppo della nostra identità – spiegano i giovani – comprendono: decidere il nostro indirizzo di studi, scegliere la nostra professione, decidere ciò in cui credere, scoprire la nostra sessualità e fare le scelte definitive per la vita”. Ma anche “le nostre esperienze ecclesiali possono sia formare che influenzare la formazione della nostra identità e personalità”. I giovani, in particolare, “sono profondamente coinvolti e interessati in argomenti come la sessualità, le dipendenze, i matrimoni falliti, le famiglie disgregate, così come i grandi problemi  sociali, come la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani, la violenza, la corruzione, lo  sfruttamento, il femminicidio, ogni forma di persecuzione e il degrado del nostro ambiente naturale”. Tra le paure, l’instabilità “sociale, politica ed economica”, da contrastare con “inclusione, accoglienza, misericordia e tenerezza da parte della Chiesa, sia come istituzione che come comunità di fede”. Non mancano accenti di “mea culpa” anche dei giovani, che annotano come “il razzismo a diversi livelli” tocca i loro coetanei “in diverse parti  del mondo”.

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