Azione Cattolica: card. Bassetti, “rimettersi in cammino in una forma nuova” per “rammendare l’Italia”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“È venuto il momento, oggi, di ‘rimettersi in cammino per il bene dell’Italia’. Oggi, non domani. E in una forma nuova. Pur tenendo fissi dei paletti dai quali non possiamo abdicare – la dignità umana incalpestabile e la cura dei poveri – occorre trovare il coraggio intellettuale, morale e politico di rimettersi in cammino”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, durante l’incontro con la presidenza dell’Azione cattolica, stamattina a Spello (Perugia). Anche in questa circostanza, come già fatto recentemente, il porporato ha ribadito che “c’è un’Italia da ricucire”. “C’è un Paese socialmente diviso che va rammendato con cura e amore, senza ricorrere a scorciatoie e compromessi di basso cabotaggio”. Quindi l’invito a “mettere da parte, una volta per tutte, l’uso immorale e meschino della cosa pubblica e a guardare con sano realismo e infinità carità ai precari e ai disoccupati; alle coppie che non riescono a sposarsi; alle famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese; agli scarti umani che popolano le nostre periferie; e ai giovani talenti diffusi su tutto il Paese sui quali quasi nessuno sembra credere”. Per riuscirci serve coraggio: “Non abbiate paura di testimoniare Cristo con la vostra esistenza, di compiere scelte controcorrente e di impegnarvi per un mondo più giusto e più umano. Non abbiate paura, soprattutto, di mettervi in gioco, di parlare apertamente, di rispondere sapientemente a chi vi calunnia e di uscire dalle vostre comode sicurezze”. “Siamo chiamati – ha aggiunto – a essere una ‘Chiesa in uscita’ non solo per recitare una bella frase ad effetto ma per mettere in pratica, realmente, nella vita quotidiana, che è possibile annunciare l’insegnamento di Gesù in ogni angolo delle nostre città”. Infine, l’importanza dell’“unità del mondo laicale”, che “è, prima di tutto, un’attitudine dello spirito, una vocazione al confronto, una chiamata seria a una conversione quotidiana”. “Poniamoci tutti quanti con questa attitudine di apertura nei confronti dell’altro. Senza preconcetti, senza chiusure. Ma anzi, rompendo quelle barriere mentali, religiose e clericali che si sono costruite negli anni – ha concluso -. Mai come oggi si avverte questa esigenza”.

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