Cina: p. Vermander (Fudan University Shangai), “comportamenti ispirati al Vangelo aiutano società ad essere più aperta e armoniosa”

“Evitare la trappola della cieca obbedienza e della difesa. Stare sulla difensiva non ci permette di andare avanti”. Ne è convinto padre Benoit Vermander, professore di Scienze religiose alla Fudan University (Shangai), che nel suo intervento alla conferenza internazionale “Cristianesimo in Cina. Impatto, interazione ed inculturazione” in corso alla Pontificia Università Gregoriana, richiama la relazione di Xi Jinping, all’inizio del XIX Congresso del Partito comunista cinese (Pcc) nell’ottobre 2017, con la quale le autorità hanno chiesto alle tradizioni religiose presenti sul territorio di “sinizzarsi” (zhongguohua), ossia di avere un “orientamento cinese”. Una richiesta che incontra resistenze anche se, avverte lo studioso, le Chiese cristiane non dovrebbero trascurare questo appello e potrebbero pensare ad una “inculturazione creativa”, principalmente in tre ambiti. La spiritualità e la “teologia spirituale”, l’arte, l’azione sociale. Il primo aspetto è certamente il più complesso, riconosce il relatore, che sul secondo invita i cinesi ad “essere più audaci”. Per quanto riguarda il terzo ambito, “l’inculturazione cresce dal basso e le comunità cristiane sono già molto cinesi. Il problema non è un programma ma piuttosto un modello: idee che vanno verso l’esterno, verso compiti definiti non dal governo ma dal Vangelo”. “Non so – conclude – se il cristianesimo diventerà più cinese, so che ci sarà sempre una comunità cristiana cinese e che i comportamenti ispirati al Vangelo andranno a permeare sempre più la società cinese aiutandola a diventare più aperta e armoniosa”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Mondo

Informativa sulla Privacy