Venezuela: i vescovi, “basta con le promesse e le piccole regalìe, ascoltate il grido del popolo”

Un ennesimo appello “ai dirigenti politici, del governo e dell’opposizione, ai professionisti, ai membri delle diverse corporazioni, agli operai, agli impresari, ai lavoratori della terra, agli insegnanti e agli studenti: ascoltate il grido del popolo! Basta con le promesse o le piccole regalìe che servono a rendere schiave o improduttive le persone”. È contenuto in un lungo messaggio diffuso oggi dalla presidenza della Conferenza episcopale del Venezuela, presieduta da mons. José Luis Azuaje Ayala. “Negli ultimi tempi il Venezuela è diventato una specie di ‘terra estranea’ a tutti – scrivono -. Con immense ricchezze e potenzialità, la nazione è venuta meno, a causa della pretesa di imporre un sistema totalitario, ingiusto, inefficiente, manipolatore, dove il gioco di mantenersi al potere provoca la sofferenza del popolo”. I vescovi lamentano “la mancanza di cibo, farmaci e altri prodotti, di energia elettrica che impedisce il lavoro produttivo e lo sviluppo normale della vita quotidiana, contro la dignità delle persone”, causando la fuga dei venezuelani dal Paese, pratiche “di contrabbando” e “varie forme di corruzione”. “La dirigenza politica – affermano i vescovi – non è stata ne è all’altezza delle problematiche che soffrono i venezuelani. Sembra che la qualità della vita dei venezuelani non sia la priorità di chi governa, che si dimostra insensibile a tanto dolore, sofferenza e morte”. I vescovi chiedono anche “ai dirigenti che dissentono dall’ufficialismo” una “maggiore coerenza nelle pratiche e nelle azioni”, costruendo “l’unità nella pluralità”, senza “demonizzare chi ha opinioni diverse”. “Se il popolo non viene considerato come protagonista dei cambiamenti necessari in ambito politico, economico e sociale – sottolineano – aumenta la disillusione, la migrazione, la sfiducia, il conformismo e la povertà”. In vista della Pasqua i vescovi fanno anche una serie di proposte concrete: organizzare in ogni comunità parrocchiale, il giorno di Pasqua, “una mensa comunitaria”, invitando i più poveri e bisognosi; negli ultimi giorni di Quaresima, “intensificare le visite ai malati, agli anziani, ai carcerati, ai quartieri poveri”; organizzare una Giornata nazionale di preghiera “nello stile delle Quaranta ore” dal 19 al 22 aprile, accompagnata da gesti significativi di solidarietà; fare memoria delle tante persone, in maggioranza giovani, “assassinati per reclamare la democrazia nel nostro Paese”.

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