Lavoro: card. Bagnasco (Genova), “serve una mentalità nuova da parte di tutti”. Sì a “globalizzazione sostenibile”, no “a burocrazia e all’illusione del gioco d’azzardo”

“Dobbiamo uscire dalla lunga crisi con una mentalità nuova da parte di tutti, ad ogni livello”. È il suggerimento offerto, stasera, dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, nell’omelia della Messa per il mondo del lavoro. Innanzitutto, ha osservato, “è necessario pensare ad una globalizzazione sostenibile, cioè non sregolata e con criteri tali che la rendano umana”. In secondo luogo, “solo la ragionevole certezza del lavoro permette di progettare il domani. Fin quando le occupazioni sono a termine, non si può cantare vittoria”. Inoltre, “bisogna uscire dalla crisi con un approccio più adeguato al grande bene del lavoro: ad ogni diritto, infatti, deve corrispondere un dovere congruo”. In altre parole, “dobbiamo desiderare un’occupazione giusta, ma con altrettanta determinazione dobbiamo tutti voler lavorare con professionalità e impegno”. Non solo: “L’obiettivo, specialmente per i giovani, di compiere dei lavori che corrispondano in pieno alle proprie aspettative è comprensibile ma, se diventa facile rifiuto di opportunità possibili, si rischia di non cominciare mai rimanendo sempre in attesa: passano gli anni e la fiducia vien meno”. Un altro fronte riguarda “la moltiplicazione delle leggi e dei regolamenti: l’Italia è un Paese che sembra ‘incartato’, vale a dire imprigionato dalla sua stessa burocrazia”. Non di rado, per garantire che le cose si facciano bene, “il bene viene di fatto impedito”. E, “spesso non favorisce lo spirito imprenditoriale della gente”. Di qui l’invito alla politica a “diminuire la produzione di carta e timbri, e produrre ciò che è necessario per crescere, come la ricerca, l’industria, il commercio, tenendo sempre al centro la famiglia”. Infine, “da tempo la società incentiva il miraggio del guadagno facile, come ad esempio il gioco d’azzardo. Non si tratta di fare del moralismo – ha chiarito Bagnasco -, ma di preoccuparci affinché il sistema non corrompa i suoi cittadini creando illusione, disagio e infelicità”. Nello scorso anno, ha ricordato, “in Italia si è giocato per circa 100 miliardi, con un incremento del 7-8%, e si calcola che i giocatori patologici siano oggi circa 800.000! Anche l’illusione secondo cui legalizzare il gioco d’azzardo avrebbe eliminato la malavita, è crollata. Non dimentichiamo che questa illusione si sta applicando anche ad altri campi, ma la realtà smaschera questa falsità che copre altri interessi”. Per il cardinale, “non è questione di pensare ad uno Stato etico, ma neppure ad uno Stato irresponsabile, che lascia andare le cose in modo tale che le persone – specialmente più deboli – vengano danneggiate mentre lui profitta di un facile e rapido introito”.

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