Diocesi: mons. Cornacchia (Molfetta), “don Ambrogio Grittani è sceso dalla cattedra ed è stato povero tra i poveri”

“Io ero ragazzo quando è morto don Ambrogio, aveva appena 44 anni: c’è da dire che egli ha fatto i salti mortali, ha fatto proprio in fretta a intraprendere la strada della santità”. Lo sottolinea mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, nell’editoriale del settimanale diocesano “Luce e Vita”, di domenica 18 marzo. Il 26 gennaio, infatti, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il Decreto riguardante le virtù eroiche del servo di Dio Ambrogio Grittani, sacerdote diocesano e fondatore delle Oblate di San Benedetto Giuseppe Labre; nato a Ceglie del Campo (Italia) l’11 ottobre 1907 e morto il 30 aprile 1951 a Molfetta. Domenica 18 marzo, nella cattedrale di Molfetta, il card. Angelo Amato darà lettura del Decreto.
Don Ambrogio, ricorda mons. Cornacchia, è stato definito “grande benefattore dell’umanità”: “Al mattino presto, prima di recarsi a parlare ‘ex cattedra’ ai giovani seminaristi del Seminario teologico, celebrava nella Chiesa parrocchiale del ‘Sacro Cuore’ alle ore 6 del mattino, quando era ancora buio. Lì egli si imbatteva in Gesù, che incontrava nella persona dei poveri. E diceva: ‘Venite prima a quella mensa’, e poi nelle mani di ognuno lasciava sempre una sommetta di denaro per il pane. Immaginate la propaganda che si è fatto! In un battito d’occhio, in poche settimane la chiesa del Sacro Cuore si riempì di poveri, ma era Gesù”. “Noi – ha proseguito il vescovo – facciamo memoria di un uomo che è sceso dalla cattedra dell’insegnamento e si è messo invece come il discepolo di Gesù, povero tra i poveri. Sì. Diceva che ‘il pane dato senza amore non sazia’. Che bella espressione: il pane donato senza la gioia non sazia”. Mons. Cornacchia invita a riconoscere chi è nel bisogno: “Poveri oggi sono quelli che tendono la mano perché disperati, emarginati, senza un futuro, senza una sicurezza di alcun tipo. Poi ci sono i novelli poveri i quali forse un piatto caldo ce l’hanno assicurato, ma chiedono a noi di condividere la loro angoscia, la loro ansia, la loro disperazione… È facile fare del bene a persone amiche, a persone a cui non manca nulla, salutare le persone simpatiche… non ci vuole molto. Essere importunati da coloro che non sanno a chi rivolgersi e conoscono forse solo principalmente il nostro numero civico o di telefonino… è diverso”.

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