Giovani: Nosiglia (Torino), “andate incontro a loro negli ambienti di frontiera, nei luoghi delle ‘movide’”

“L’impegno educativo e la formazione esigono un costante accompagnamento, per prevenire situazioni di disagio, di fenomeni gravi come la diffusione della droga e di altre devianze, che preoccupano le famiglie e la società, come il bullismo e il cyberbullismo, che crescono anche negli adolescenti, o il gioco di azzardo e l’alcool, che seminano lutti e tragedie e costano alla società moltissimo in termini di recupero delle persone”. Lo ha detto l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, in un videointervento al convegno diocesano della Caritas, che si svolge oggi in città. Il presule ha ricordato che “non mancano situazioni crescenti di vere forme di povertà, anche fisiche e materiali, che colpiscono tanti ragazzi e giovani minori, non solo provenienti dai Paesi di immigrazione, ma anche originari del nostro Paese, a causa del crescente numero di famiglie senza lavoro”. Mons. Nosiglia ha richiamato la recente inchiesta, promossa dalla Regione e dalla Conferenza episcopale del Piemonte e della Valle d’Aosta, dalla quale è emersa “la situazione dei ‘neet’, giovani che né lavorano né studiano” e che “per i giovani, che hanno cercato e trovato un lavoro, si è trattato per lo più di un fatto precario”. “Naturalmente, quando si fanno poi le statistiche del lavoro dei giovani, si afferma che questi lavorano, senza sottolineare quanto precario sia tale lavoro”. Secondo l’arcivescovo, “famiglia, scuola, comunità religiosa e civile appaiono reticenti nel riconoscere non tanto il fenomeno, ritenuto comunque presente e diffuso, ma le concrete e reali incidenze che esso ha sulla vita e il futuro delle nuove generazioni”. Quindi, la preoccupazione è che “oggi, i ragazzi e i giovani hanno attorno a sé tante persone, che offrono loro una serie di servizi, anche qualificati, ma pochi educatori nel senso pieno della parola, ossia capaci di accompagnarli con serietà e autorevolezza”. “La separatezza delle generazioni – ha aggiunto – è una delle conseguenze dell’incomunicabilità tra adulti, anziani e giovani, che pesa fortemente sulla nostra società”. Infine, l’invito missionario ai giovani ad andare incontro ai coetanei anche “negli ambienti di frontiera, come i supermercati e le varie ‘movide’, disseminate nel territorio della diocesi, alcuni bar o luoghi di ritrovo e la stessa strada, dove tanti ragazzi e giovani passano la loro giornata e le serate”.

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