Internet: Rapporto Giovani, “il 91,8% dei 18-35enni italiani crede che l’hate speech abbia conseguenze sulla vita delle persone offese”

Le parole ostili (hate speech) hanno conseguenze nella vita reale: ne è convinto il 91,8% dei giovani italiani. A scattare la fotografia sulla consapevolezza dei rischi della Rete sono i dati rilevati da un approfondimento condotto nell’ambito del Rapporto Giovani. Al contempo però il 19,1% riconosce che l’hate speech sia una forma della comunicazione on line e non una espressione di reali sentimenti. Sono questi alcuni dati del Rapporto Giovani 2018, diffusi in occasione dell’evento “Parole a scuola” che ha richiamato a Milano circa 2mila docenti provenienti da tutta Italia per una giornata di formazione su competenze digitali e ostilità nei linguaggi. Secondo i dati del Rapporto Giovani, Internet non è percepito, dai giovani intervistati, come luogo in cui vigono particolari moratorie, anche nei confronti della violenza. Insomma, il “virtuale” non depotenzia l’impatto della violenza né lo giustifica derubricandolo come gioco linguistico o rituale proprio della comunicazione on line. “Sommando le percentuali di chi si dichiara abbastanza e molto d’accordo sulla accettabilità dell’hate speech, in quanto divertente, otteniamo i seguenti dati: giovani italiani 8,8%, francesi 7%, spagnoli 6,8%, tedeschi 10,2%, inglesi 12,4%”, si legge in una nota, nella quale si sottolinea che “solo percentuali intorno al 10% non sono per nulla d’accordo sul fatto che ‘è una forma molto grave di aggressione dell’altro’”. Percentuali analoghe esprimono accordo nullo sul fatto che “ha conseguenze sulla vita reale delle persone offese” mentre quasi un giovane su due non è d’accordo con l’idea che l’hate speech siano solo parole. A considerare l’hate speech una forma di comunicazione on line e non espressione di sentimenti reali sono il 19,1% dei giovani italiani intervistati, il 20,2% dei francesi, il 19,3% degli spagnoli, il 19,6% dei tedeschi e il 28,3% degli inglesi. “Il trend complessivo – prosegue la nota – indica che comunque circa un giovane su 5 pensa che essendo un fenomeno che ha luogo in Internet, non abbia a che fare con sentimenti reali (il che peraltro non significa che non abbia comunque conseguenze reali per le vittime che lo ricevono)”.

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