Ue: strategia per i Balcani occidentali. Marini (analista), “possibilità reale che dipende dai singoli stati”. “2025, data molto ambiziosa”

(da Sofia) “La strategia presentata dalla Commissione europea è una possibilità reale per i Paesi dei Balcani occidentali che dipende dalla volontà dei loro leader e dai progressi concreti nel processo di adesione”: è il commento rilasciato al Sir dall’esperta dei Balcani occidentali, la bulgara Adelina Marini, fondatrice del sito euinside.eu. “Le attese erano concentrate sulla data, il 2025, che però i rappresentanti europei ormai indicano come ‘fortemente ambiziosa’ e ‘indicativa’ anche se rimane realistica”, aggiunge. “Tutto dipende dalla volontà di riforme nei singoli Paesi”, spiega Marini, convinta che “la strategia dà speranze non solo al Montenegro e alla Serbia ma anche agli altri quattro Paesi dei Balcani occidentali: l’Albania, la Macedonia, che potrebbe compiere progressi significativi se non viene bloccata dalla Grecia a causa del nome, come anche la Bosnia-Erzegovina e il Kosovo”. “Il problema – afferma Marini – non è che l’Ue non vuole allargarsi ma che i Paesi dei Balcani occidentali non sono pronti”. Poi, ci sarebbe anche il fatto che l’Ue “deve diventare più coesa e più forte ma anche più flessibile per accettare nuovi Paesi membri”. Marini sottolinea inoltre l’attesa di Bruxelles nei confronti dei Paesi dei Balcani occidentali “di affermare in modo irrevocabile il loro orientamento europeo: un chiaro richiamo per la Serbia che vuole rimanere amica sia di Bruxelles che di Mosca”. A suo avviso, le valutazioni critiche nella strategia sono molto concrete e corrispondono alla verità.
“Si tratta dello Stato di diritto e della corruzione, ma anche della ferma volontà di risolvere le questioni sospese dalle guerre nei Balcani, le persone scomparse, la restituzione di beni, fermare la retorica nazionalista ed elogiare figure di criminali di guerra”. L’esperta sostiene che la Commissione ha dimostrato la propria apertura e disponibilità ma “a certe condizioni e non si tratta solo di criteri tecnici ma di trasformazione intera della società che comporta l’aderire ai valori europei che devono essere presenti anche nell’educazione scolastica”. “Nella strategia si dice chiaramente che le discussioni di problemi territoriali devono essere risolti prima dell’adesione, e questo significa che Kosovo e Serbia dovranno mettersi d’accordo”, conclude, sperando che “almeno uno dei sei Paesi balcanici riuscirà a compiere dei progressi significativi verso l’adesione. Allora anche gli altri si sentiranno motivati ad aumentare la velocità delle riforme”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Mondo

Informativa sulla Privacy