Diocesi: mons. Fusco (Sulmona-Valva), “abbiamo un unico desiderio, portare il Vangelo: questo è il nostro programma per i prossimi anni”

“Abbiamo un unico desiderio, portare il Vangelo: questo è il nostro programma per i prossimi anni”. Lo ha affermato ieri pomeriggio, mons. Michele Fusco, vescovo di Sulmona-Valva, durante la celebrazione eucaristica con cui ha avuto inizio il suo ministero episcopale in diocesi. “Guai a me, guai a noi se non annunciamo il vangelo di Cristo”, ha ammonito il vescovo facendo riecheggiare le parole di san Paolo. Si tratta di una “necessità che nasce dall’aver incontrato il Maestro, di essere stati da lui sedotti”. “Non possiamo, quindi, non evangelizzare, non abbiamo altro compito, nessuna altra missione che portare il Vangelo con gratuità”, ha proseguito mons. Fusco, spiegando che ciò significa “deboli con i deboli, farsi tutto a tutti, farsi vicini a ciascuno con amore, con gesti di pace, con sguardi di carità perché tutti, nessuno escluso, siano rivestiti della luce dell’amore di Cristo”. Per il vescovo, “portare il Vangelo, annunciarlo, testimoniarlo, vuol dire, come ha indicato Papa Francesco a Santiago del Cile, diventare artigiani di unità, lavorare per costruire la Chiesa comunione”. “Anche noi – ha evidenziato – siamo come la suocera di Pietro, amati-guariti per servire”. “La comunità non è composta da gente sana ma da ammalati-guariti. Da peccatori-perdonati che in Cristo trovano guarigione e forza”, ha proseguito mons. Fusco. Nell’omelia il vescovo ha anche espresso il “sogno di Chiesa” al quale vuole contribuire: quello di “una Chiesa provvidente invece che previdente”. “Una Chiesa coraggiosa, che supera la soglia di ogni periferia esistenziale, di ogni limite imposto dall’uomo”, ha aggiunto. “Una Chiesa poliedrica, che non ha paura di dare tutta se stessa, senza riserva alcuna, sinodale, forte dell’amore provvidente di Dio. Una Chiesa quindi, non attenta a difendere gli spazi esclusivi del proprio campanile”. “Una Chiesa – ha concluso – fatta di servitori instancabili, di artigiani di unità, annunciatori del Vangelo, una Chiesa che pur conoscendo il buio della notte non ha paura di svegliare l’aurora”.

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