Corruzione: don Ciotti (Libera), “infezione che prepara il terreno alle mafie”

“La corruzione resta la più grave minaccia della democrazia nel nostro Paese. Vi prego di non dimenticare che è la malattia dell’avere che corrode la radice dell’essere e della vita. Vi prego di non dimenticare che è un’infezione che prepara il terreno alle mafie e che le mafie hanno fatto oggi più che mai propria”. Lo ha detto il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, concludendo questa mattina, a Roma, “Contromafiecorruzione”, manifestazione promossa dalla rete di associazioni, che ha coinvolto nel fine settimana più di tremila persone. “Oggi il metodo corruttivo, la violenza con guanti bianchi, è diventato, salvo eccezioni, il metodo prevalente – ha sottolineato il presidente di Libera -. È vero che non tutti i corrotti sono mafiosi, ma i criteri che abbiamo usato per valutare ciò che è mafia vanno rivisti, aggiornati e approfonditi”. Secondo don Ciotti, “c’è una grande campagna culturale da fare, perché è ancora diffusa l’idea che la corruzione e le mafie siano mondi diversi e separati e che il reato di corruzione sia molto meno grave di quello mafioso, per alcuni in modo strumentale una bagatella scusabile o giustificabile con l’eccesso di burocrazia e pressione fiscale”. Per far fronte a ciò è necessario, a suo avviso, raccogliere “la sfida educativa”. “La corruzione va combattuta alla radice con la formazione delle coscienze. La relazione è la fonte di ogni educazione ed educare vuol dire trasmettere un’idea di bene e di giustizia”. Si deve far fronte, dunque, alla “bancarotta delle politiche sociali, alla disoccupazione, alla mancanza di stimoli e passioni”, che sono “all’origine del disorientamento dei ragazzi”. E poi “occuparci della memoria collettiva del Paese, supportare la scuola in questa impresa ardua”. “Tutto il sistema economico e tutte le logiche del consumo sembrano congegnate per renderci smemorati, persone che non pensano, che rispondono solo a sollecitazioni, persone senza vita interiore”.

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