Contrasto a mafie e corruzione: mons. Galantino, “la Chiesa italiana ci sta. Singoli credenti, tanti preti, tanti vescovi e tante realtà ecclesiali”

“Ho letto con grande attenzione il manifesto di questa ‘tregiorni’. Vi ho ritrovato le finalità di Libera col lavoro di quanti, come tutti voi, hanno scelto di impegnarsi mettendoci la faccia per arginare la presenza invasiva e pervasiva, deleteria e diabolica della mafia nella vita pubblica e nelle decisioni di singole persone. Sono qui per dirvi che ci siamo anche noi”. Lo ha detto il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, intervenendo questa mattina, a Roma, a “Contromafiecorruzione”, manifestazione promossa dalla rete di Libera. “La Chiesa italiana ci sta quando decide di costruire con i soldi dell’8×1000 una chiesa sui terreni dei Piromalli. Questo lo hanno fatto i vescovi italiani. La Chiesa ci sta quando coinvolge Libera nella formazione degli operatori del progetto Policoro, quando firma con Libera investendo con l’8×1000 il progetto ‘Liberi di scegliere’ – ha aggiunto -. Ci sta quando dà al parroco della chiesa di San Francesco, a Cerignola, un po’ di soldi per un bene distrutto della mafia per trasformarlo in luogo di socializzazione e metterlo a disposizione di quanti lo vogliono”. E, ancora, il ricordo dell’“incontro di Papa Francesco con i familiari delle vittime della mafia, il 21 marzo 2014. Potrebbe sembrare banale ma voglio ribadirlo. La Chiesa ci sta. Ci stanno i singoli credenti, ci stanno tanti preti e tanti vescovi, ci stanno tante realtà ecclesiali”. Parole ribadite anche alla luce della sintesi di lavoro di un tavolo, il numero 13, degli “Stati Generali Lotta alle Mafie”, che si sono svolti a Milano a fine novembre 2017. “Tra le affermazioni, banalità, non documentate, scritte con una buona dose di arroganza e sicuramente sostenute da preconcetti e mancanza di conoscenze dirette, leggo di una ‘fattuale estraneità delle Chiese, o almeno della Chiesa cattolica, a una lotta alle mafie’”. Una tesi confutata dal segretario generale della Cei con “storie, nomi e fatti concreti” che “posso esibire”. “Storie, nomi e fatti che, non da oggi, vedono uomini e donne di Chiesa impegnati, non intorno al Tavolo 13, ma per strada mettendoci faccia e impegno necessari proprio perché non si sentono ‘estranei’ alla sofferenza del loro popolo”. “La mia non è una rivendicazione quanto piuttosto la voglia di prendere le distanze da chi farebbe bene ad abbandonare ideologismi sterili – ha concluso mons. Galantino – per vedere dove c’è l’impegno e riconoscerlo. Vedere dove vi sono mancanze e denunziarle. Ma lo strabismo ideologico non serve a nessuno. Soprattutto non serve in questo campo”.

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