Giornata per la vita: mons. Zuppi (Bologna), siamo “malati guariti”. “Non c’è vita senza amore”

Siamo “malati guariti. Non dei perfetti, che non hanno nulla, ma dei guariti dalle tante malattie della vita”. Lo ha affermato oggi pomeriggio l’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Maria Zuppi, presiedendo nella basilica di S. Luca la celebrazione eucaristica al termine del tradizionale pellegrinaggio per la Giornata della vita. Rifacendosi alla vicenda di Giobbe, l’arcivescovo ha osservato che quello del profeta, “è il grido dei malati, dei profughi in mazzo al mare o nei campi di raccolta, di tanti vecchi nella prigione della solitudine, delle notti interminabili del dolore”. “La loro – ha aggiunto – sofferenza ci aiuta a comprendere anche la nostra vita”. “Non stiamo bene evitando i problemi ma solo risolvendoli, anche se a costo di molto amore. Non c’è tempo da perdere”, ha ammonito Zuppi, rilevando che “chi vive la sofferenza o la fa sua non vuole e non può aspettare, sente l’indifferenza come è, assurda e cattiva, perché ha bisogno e subito”. “L’amore ha fretta e va oltre. La tiepidezza si accontenta, si rassegna, rimanda”, il richiamo dell’arcivescovo. Ricordando il tema della Giornata, “L’amore dà sempre vita”, l’arcivescovo ha sottolineato che “non c’è vita senza amore”. “Non c’è niente di peggio di un amore falso. Non possiamo mai abituarci a giornate senza amore, sciape o peggio segnate da rancore, diffidenza, giudizi”, ha proseguito. “Non possiamo farci prendere dalla ricerca esasperata di interessi personali o di parte, dalla logica dell’indifferenza”, ha esortato Zuppi, ribadendo che “non possiamo accettare come normali parole e giudizi di razza o le violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati dalla fragilità di tutti”. “L’amore dà sempre vita”, ha notato, “anche quando sembra non ce ne sia più”. “Amare la vita”, secondo l’arcivescovo, “è difendere la stanza del mondo”, è non “assecondare le paure che fanno vedere nemici e complicano le soluzioni”, “è cercare il bene comune che sarà tale se è davvero per tutti, è “avere cura con continuità dei poveri e della difesa della vita”.

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