Cure palliative: Bruera (Usa), “migliorano sintomi pazienti cronici” ma “in organizzazione sanitaria occorre cambiamento culturale”

“I pazienti con malattia cronica progressiva sviluppano una serie di sintomi fisici, psicosociali e spirituali devastanti: stanchezza, noia, stipsi, dolore, angoscia. I loro principali caregiver e i membri della famiglia – spesso sono le stesse persone – soffrono di grave stress emotivo” mentre “ospedali, università e sistemi sanitari sono organizzati e finanziati per il trattamento delle malattie; abbiamo specialisti per affrontare ogni patologia, ma non abbiamo sviluppato strutture e processi per prendersi cura delle persone colpite da queste malattie. Anzi, si è perduto il senso della cura e dell’accompagnamento della sofferenza”. Lo afferma al Sir Eduardo Bruera (University of Texas, Md Anderson Cancer Center, Houston), a margine del congresso internazionale “Palliative Care: Everywhere & by Everyone” in corso fino a domani a Roma per iniziativa della Pontificia Accademia per la Vita. Di qui l’importanza di team specializzati in cure palliative: “Squadre interdisciplinari guidate da specialisti di cure palliative che hanno dimostrato efficacia in ambito ospedaliero, ambulatoriale e domiciliare”. Secondo Bruera, i pazienti seguiti da questi servizi riferiscono un migliore controllo dei sintomi fisici, psicosociali e spirituali e una migliore qualità della vita, eppure “per l’adozione delle cure palliative da parte dell’assistenza sanitaria organizzata” occorre “un importante cambiamento culturale che non c’è ancora stato”.

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