Elezioni 2018: diocesi Lecce, “necessaria una classe dirigente che rifiuti ogni velleità sovranista e torni a respirare il sogno europeo”

“Mai, forse, come oggi sono in gioco i valori fondamentali della nostra Costituzione. La democrazia rischia di essere ridotta ad un semplice click. L’ideologia dell’odio per il diverso conduce ad una deliberata mistificazione della realtà. I partiti, con poche eccezioni, rischiano di trasformarsi in veri e propri ‘rami d’azienda’”. Lo scrive l’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro dell’arcidiocesi di Lecce in una lettera aperta a pochi giorni dalle elezioni politiche. “Conosciamo bene i problemi delle nostre comunità: il lavoro che manca, le diseguaglianze e le povertà che aumentano, l’immigrazione vista come minaccia piuttosto che come opportunità, il divario crescente con le zone più ricche del Paese, le imprese che faticano a crescere, lo sfilacciamento delle relazioni – si legge –. In questi ultimi anni tanto è stato fatto (pensiamo soltanto alla ricchissima legislazione sociale, alla riforma del mercato del lavoro, al reddito di inclusione, alla legge contro il caporalato, al piano Industria 4.0), ma moltissimo ancora resta da fare”. Secondo la Chiesa di Lecce, “è illusorio pensare che i bisogni di chi cerca il lavoro, di chi lo ha perso, delle imprese che arrancano, delle famiglie che faticano a sostenere la crescita dei propri figli, possano essere soddisfatti in maniera efficace, dentro i confini nazionali e con una classe dirigente miope”. “C’è bisogno, allora, di una classe dirigente che rifiuti ogni velleità sovranista e torni a respirare il sogno europeo che fu di De Gasperi e di tanti altri politici di ispirazione cristiana”. La principale “responsabilità” indicata è “esercitare il necessario discernimento perché il cammino democratico del nostro Paese non abbia arresti o cadute”. E la Chiesa di Lecce mette in guardia da “chi strumentalizza alcune questioni complesse come, per esempio, l’immigrazione”, da “chi sotterrando la serietà e la verità, con i soliti colpi da teatro ammalia l’elettore con proposte irrealizzabili”, da “chi fa dell’impegno politico un motivo di occupazione di spazi di potere e per questo è disposto ad indossare nuovi abiti senza porsi alcuna questione di coerenza”. E, infine, da “chi promette sostegni che condannano i giovani a continuare ad “essere sdraiati” anziché essere generativi di desideri”

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