Vita pastorale: p. Occhetta, “urgente formare una presenza pre-partitica, che stimoli e proponga disegni di legge e organizzi forme di controllo”

“Al di là dell’esperienza della Democrazia cristiana, che si è data per una serie di ragioni storiche, oggi rimane la possibilità di rilanciare un nuovo impegno”. Lo scrive padre Francesco Occhetta, redattore de La Civiltà Cattolica, sul numero di marzo di “Vita pastorale”, a proposito dell’impegno dei cattolici in politica. “La riflessione ritorna sulla qualità dell’agire, ‘sul cosa e verso dove’ piuttosto che sul ‘come’ – aggiunge –. Per farlo occorre analizzare il contesto e capire il ruolo che la politica riveste in una società secolarizzata nel cuore”. Indicando le richieste avanzate al mondo cattolico, il gesuita afferma che “ci è chiesto di dire quale visione complessiva abbiamo del Paese Italia e di attualizzarla, con lo spirito conciliare e il metodo sinodale propri del governo spirituale della Chiesa. Ci viene chiesto di contribuire a formare una classe dirigente di qualità che lavori per l’interesse comune. Abdicare a questa responsabilità significa cedere al profilo dell’‘analfabeta politico’”. La priorità per il mondo cattolico, oggi, “non può che essere la cura della democrazia in tutte le sue forme: una cura da nutrire con i princìpi della Dottrina sociale della Chiesa e con i princìpi costituzionali. È la costruzione di una sorta di griglia di discernimento da cui far filtrare tutte le scelte. Questo è il nucleo su cui costruire l’unità dei cattolici”. Secondo padre Occhetta, “è urgente formare una presenza pre-partitica, che stimoli e proponga ai partiti disegni di legge e soluzioni di problemi, organizzi forme di controllo, presenti un progetto di società e contribuisca a formare le giovani generazioni”. A suo avviso, è “più incisivo e radicale essere una presenza che, a partire dalla base della società, chieda ai partiti risposte sui contenuti piuttosto che contare pochi ed etichettati rappresentanti del mondo cattolico, distribuiti in varie forze politiche. L’irrilevanza politico-partitica non sarebbe tanto grave quanto un’irrilevanza prima di tutto di opinione e di idee”.

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