Siria: Consiglio Sicurezza Onu, votato all’unanimità il cessate-il-fuoco per la durata di 30 giorni

(da New York) Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, oggi pomeriggio, ha votato all’unanimità il cessate-il-fuoco in Siria per la durata di 30 giorni. La risoluzione Onu prevede, oltre all’invio di convogli umanitari e al trasferimento di feriti e malati, il ritiro immediato degli assedi nella zona orientale di Ghouta, dove circa 400.000 persone stanno vivendo “l’inferno sulla terra”, secondo il segretario generale Antonio Guterres. Il segretario ha ribadito che “gli sforzi per combattere il terrorismo non sostituiscono questi obblighi umanitari. La legge internazionale sui diritti umani chiede di proteggere i civili e le infrastrutture civili sempre”. L’accordo è stato raggiunto grazie alla mediazione dell’ambasciatore svedese e di quello del Kuwait, che dopo il fallimento del primo voto, hanno lavorato nella notte di venerdì ad un nuovo documento di mediazione che ha raggiunto, dopo lunghi e ardui negoziati, l’approvazione generale. Nel documento intanto non è stata precisata la data di inizio, mentre si è specificato che il cessate-il-fuoco non si applicherà alle operazioni militari condotte contro il Da’eh e le formazioni di Al Qaeda e Al Nusra.
Giovedì 22 febbraio, Mark Lowcock, coordinatore per l’Onu dell’emergenza in Siria, durante una videoconferenza aveva supplicato il Consiglio di sicurezza di mettere fine alle ostilità, “ne abbiamo bisogno disperatamente – aveva aggiunto -. Bombe e mortai sono caduti sulle panetterie e sulle strutture mediche e milioni di bambini, donne e uomini maltrattati dipendono dall’azione significativa di questo Consiglio “. Lowcock aveva rimproverato con fermezza la stasi del Consiglio, informato da mesi sulle terribili condizioni del popolo siriano e sui bombardamenti che avevano preso di mira edifici e strutture civili. “Gli aiuti umanitari non sono favori da essere scambiati in un gioco di morte e distruzione: sono un requisito legale –aveva continuato -. La parte orientale di Ghouta è un esempio vivente di un disastro umanitario conosciuto, prevedibile e prevenibile che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Abbiamo l’obbligo prima di tutto di salvare vite”. È stato questo appello a mettere in moto, dopo l’ennesima fumata nera, le delegazioni di Kuwait e Svezia che hanno preparato la risoluzione, votata poi unanimemente sabato pomeriggio.

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