Cappellani militari: Dalla Torre (giurista), nella nuova Intesa precisate meglio le attribuzioni. Ridotte le retribuzioni. “Accordo chiaro, snello, essenziale”

foto SIR/MarcoCalvarese

La nuova Intesa sull’assistenza religiosa ai militari in Italia precisa meglio le attribuzioni del cappellano, “sia per quanto attiene a coloro che ‘intendono fruire del loro ministero, nel pieno rispetto della libertà religiosa e di coscienza’, e cioè i militari e il personale impiegato nelle strutture militari, con i loro familiari; sia per quanto attiene ai profili oggettivi della sua funzione, vale a dire le celebrazioni liturgiche, la catechesi, specie quella in preparazione ai sacramenti, la formazione cristiana, nonché l’organizzazione di ogni attività pastorale”. È quanto evidenzia Giuseppe Dalla Torre, giurista, attualmente presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, presentando in un editoriale pubblicato sul numero di domani de “L’Osservatore Romano” (in distruzione da oggi pomeriggio), la nuova Intesa formalizzata lo scorso 11 febbraio (anniversario dei Patti Lateranensi) dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Le precisazioni contenute nella nuova Intesa, prosegue il giurista, sono “di notevole valenza garantistica, nella misura in cui sono dirette a evitare abusi che possono incidere sulla effettiva fruizione della libertà religiosa, sia negativamente che positivamente intesa”. Nel complesso, afferma Dalla Torre, “la riforma è destinata ad alleggerire sensibilmente l’impegno finanziario dello Stato italiano, in ragione della riduzione dell’organico dei cappellani, dei gradi cui essi sono assimilati, della soppressione di tutta una serie di indennità e della cancellazione del lavoro straordinario”. Dunque, conclude il giurista, quello appena sottoscritto è “un accordo più chiaro, snello, essenziale, che mette in luce le ragioni eminentemente pastorali di una presenza e che richiama alla mente l’esempio dato da eccezionali figure di cappellani militari, quali Angelo Giuseppe Roncalli, Giulio Facibeni, Carlo Gnocchi o Secondo Pollo, che nel primo e nel secondo conflitto mondiale si spesero per portare conforto religioso e umano fra i militari”.

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