Cappellani militari: Dalla Torre (giurista), nella nuova Intesa “garanzia più piena della libertà religiosa e recupero delle funzioni spirituali e pastorali”

foto SIR/Marco Calvarese

“Garanzia più piena della libertà religiosa per gli appartenenti alle Forze armate italiane e recupero delle funzioni più propriamente spirituali e pastorali del cappellano militare: questi i principi cui si è ispirata la commissione paritetica Santa Sede – Italia nella elaborazione del testo di una specifica Intesa, attuativa dell’articolo 11 dell’Accordo di revisione del Concordato del 1984. Intesa che è stata formalizzata dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nel corso del consueto incontro annuale in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi”. Così Giuseppe Dalla Torre, giurista, attualmente presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, presenta in un editoriale pubblicato sul numero di domani de “L’Osservatore Romano” (in distruzione da oggi pomeriggio), la nuova Intesa formalizzata lo scorso 11 febbraio (anniversario dei Patti Lateranensi). “L’esigenza di un profondo aggiornamento della normativa sull’assistenza spirituale cattolica nelle Forze armate – spiega il giurista – era sul tavolo da tempo, e per varie ragioni”. In primo luogo, “la vetustà di una disciplina già impostata unilateralmente dall’Italia durante il primo conflitto mondiale, quindi bilateralmente definita nel Concordato del 1929, poi ammodernata in una legge del 1961, infine trasfusa nel Codice dell’ordinamento militare del 2010”. In secondo luogo “la riduzione degli organici militari a seguito della sospensione della leva obbligatoria, con la conseguente esigenza di raccordare ragionevolmente il numero dei cappellani militari con l’effettiva entità degli appartenenti alle Forze armate; in sostanza l’organico è ora stato ridotto da 204 a 162 unità, con cospicua soppressione di gradi superiori e allungamento delle progressioni di carriera”. In terzo luogo “la considerazione delle nuove funzioni che i militari italiani sono chiamati a svolgere non solo in Italia, specie nel sostegno alle popolazioni civili in situazioni di difficoltà, ma anche e soprattutto all’estero, nelle sempre più frequenti azioni di pace”.

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