Sud Sudan: Perotti (missionario laico), “le milizie combattono per i propri interessi, ne pagano le conseguenze i civili”

“Col tempo la crisi si è allargata e oggi nel Paese abbiamo una ventina di milizie, ognuna delle quali persegue propri interessi e, come sempre, a pagare il prezzo di tutto questo sono ancora una volta i civili”. Lo dice in un’intervista al Sir Matteo Perotti, missionario laico originario della diocesi di Como in Sud Sudan, descrivendo la situazione in cui vivono milioni di civili nel Paese sprofondato dal dicembre 2013 in una crisi umanitaria provocata dalla competizione, prima politica e poi militare, tra il presidente Salva Kiir e l’ex vice-presidente Riek Machar. “Sono molti i ragazzi che hanno interrotto il loro percorso di studi a causa della guerra: alcuni di loro avevano fatto ritorno ai loro villaggi per le vacanze, prima che scoppiasse la crisi, e si sono trovati così nell’impossibilità di tornare a Wau data la difficoltà degli spostamenti”. Nel Paese, oggi, viaggiare via terra, specialmente per lunghe tratte, è “quasi impossibile” e “muoversi in aereo per molti è troppo costoso”. Così “altri studenti hanno rinunciato per la difficoltà di mantenersi fuorisede dato il generale aumento del costo dei beni di prima necessità; un chilo di riso costa oggi poco meno che in Italia e questo rende difficile sopravvivere quando si può contare su 20-25 dollari al mese. C’è chi mangia una sola volta al giorno, altri addirittura una volta ogni due giorni”. La Giornata di preghiera e digiuno per la pace diventa segno di speranza. “Mi auguro che non rimanga un episodio isolato, ma che ognuno di noi pensi durante questo periodo di Quaresima alle popolazioni interessate dai conflitti e alle loro sofferenze”.

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