“Il prossimo governo, qualunque sia la formula che il presidente della Repubblica adotterà dopo le elezioni, dovrà nascere dalla scomposizione delle coalizioni che oggi si presentano unite per motivi elettorali e non per proposta politica condivisa davanti agli elettori”. Lo scrive Gianfranco Brunelli, direttore de “Il Regno”, nell’articolo dal titolo “Un sistema di minoranze”, pubblicato nell’ultimo numero (il 4 del 2018) e anticipato al Sir. In vista delle prossime elezioni del 4 marzo, riflettendo sulla legge elettorale, Brunelli segnala che, da un lato, “è stata pensata con l’intento di fissare gli attuali rapporti di forza dentro i soggetti politici, affidando al gruppo di comando di ogni singolo partito la selezione dei parlamentari” e, dall’altro, per “congelare e conservare il più possibile i rapporti di forza tra gli attuali soggetti politici maggiori (Pd, M5S, FI, Lega), in modo tale che di fatto nessuna delle forze politiche (da sole o coalizzate) possa vincere e governare”. Una riforma che “definisce un sistema di minoranze nella competizione tra partiti, tra alleati e dentro gli stessi partiti”. Il riferimento di Brunelli è alle correnti che possono “condizionare governi e maggioranze”. Lo dimostra anche l’azione dei partiti minori che “si muovono come correnti esterne dei partiti alleati e persino di partiti vicini e contrapposti”. “Si pensi al gioco bersaniano di dichiarare dopo le lezioni l’eventuale alleanza col Pd”.