Osservatorio salute: un unico Ssn ma ancora troppe disuguaglianze sul territorio fra i cittadini

In Italia si vive più a lungo a seconda del luogo di residenza o del livello d’istruzione: hanno una speranza di vita più bassa le persone che nascono al Sud, in particolare in Campania, o che non raggiungono la laurea. Inoltre chi ha un titolo di studio basso ha anche peggiori condizioni di salute. Queste disuguaglianze sono acuite dalle difficoltà di accesso ai servizi sanitari che penalizzano la popolazione di livello sociale più basso con un impatto significativo sulla capacità di prevenire o di diagnosticare rapidamente le patologie. Insomma il Servizio sanitario nazionale assicura la longevità degli italiani, ma non l’equità sociale e territoriale. È quanto denuncia l’Osservatorio nazionale della salute nelle regioni italiane, progetto nato e che ha sede a Roma presso l’Università Cattolica, fondato 16 anni fa e diretto dal professor Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità. E’ da oggi online sul sito dell’Osservatorio il focus annuale dedicato alle disuguaglianze di salute in Italia per offrire un contributo al dibattito sui temi dell’equità della salute con alcune riflessioni e proposte. “Il Servizio sanitario nazionale oltre che tutelare la salute, nasce con l’obiettivo di superare gli squilibri territoriali nelle condizioni socio-sanitarie del Paese – commenta Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio -. Ma su questo fronte i dati testimoniano il sostanziale fallimento delle politiche. Troppe e troppo marcate le differenze regionali e sociali, sia per quanto riguarda l’aspettativa di vita sia per la presenza di malattie croniche”.

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