Colombia: mons. Ochoa Cadavid (Cúcuta), “i venezuelani che arrivano sono sempre di più, tra loro intere famiglie, minori e donne incinte”

“I venezuelani sono sempre di più, percorrono a piedi i ponti dedicati a Simón Bolívar e al generale Santander. Tra loro, sempre più spesso, ci sono intere famiglie, giovani, minori, donne incinte”. Lo ha detto al Sir mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid, vescovo di Cúcuta (Colombia), parlando dell’esodo sui due ponti che collegano il Venezuela a Cúcuta, la prima città in territorio colombiano. “I venezuelani che arrivano da noi possono essere divisi in tre categorie – spiega mons. Ochoa –. In primo luogo, ci sono quelli che arrivano in cerca di cibo, o di medicine, o che hanno bisogno di cure. Costoro, solitamente, tornano in Venezuela. La seconda categoria è costituita dai colombiani di ritorno, ma anche da altri stranieri, spesso europei, che fuggono e usano il nostro Paese come terra di passaggio. Infine, ci sono i profughi che attraversano il confine per restare in Colombia, o per cercare fortuna in altri Paesi dell’America Latina”. Difficile quantificare il numero delle migrazioni: “Fino a qualche mese fa – prosegue il vescovo – sui 37-40mila che passavano attraverso il confine in un fine settimana, quelli che restavano nel nostro Paese erano 5-6mila. Nelle ultime due settimane sono passati in 90-100mila”. E crescono quelli che non tornano indietro: “C’è chi stima che attualmente in Colombia ci siano 600mila venezuelani, qualcun altro parla di 800mila. Il registro predisposto dal Governo ha finora contato un milione e 600mila arrivi, ma non sappiamo chi è rimasto e chi invece è fuggito in altri Paesi”.

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