Parma capitale della cultura 2020: mons. Solmi (vescovo), “un titolo ambito quanto plausibile”

(da Parma) Emozione, orgoglio, soddisfazione unanime per un progetto che ha visto protagonista l’intera città, ma anche senso di responsabilità e consapevolezza di un successo che non è un traguardo, ma tappa di un percorso che può e deve crescere e continuare a far crescere. Sono questi i sentimenti e le aspettative che hanno salutato l’annuncio di Parma Capitale della cultura 2020, avvenuto venerdì mattina a Roma. Una vittoria che, come preannunciato in un precedente comunicato congiunto con le amministrazioni di Reggio Emilia e Piacenza, le altre città emiliane arrivate tra le 10 finaliste, coinvolgerà anche l’area emiliana, in un’ottica di collaborazione e di alleanza. I doverosi festeggiamenti lasciano quindi subito posto all’agenda dei lavori. Così il vescovo Enrico Solmi ha salutato – in una nota diffusa dal Sir – tale riconoscimento: “Parma capitale della cultura, è un titolo ambito quanto plausibile. Perché la nostra città – insieme ad altre in Italia – si distingue per una ricca storia e per insigni monumenti che la rappresentano. Ricordo la splendida piazza del duomo sulla quale si affacciano la cattedrale, il coevo palazzo vescovile, il battistero, il palazzo che alloggia la Caritas, mentre da un lato si insinua un angolo del Seminario già residenza dei canonici. Chi arriva dai borghi rimane meravigliato da tale raccolta armonia che compone un insieme unico. Estendendo il raggio di osservazione, Parma offre tante altre opere, tra le quali spicca la gotica chiesa di San Francesco, deturpata sede di carcere napoleonico, per la quale si sta avviando un promettendo recupero. Essere capitale della cultura – lungi dalla tentazione di una vuota quanto possibile vanagloria – sollecita a riconoscere le fonti di tanta magnificenza e riconoscerle vive ancora oggi come fonti di un modo di vivere, buono, bello e accogliente che si proietta verso un futuro di speranza. Questo è l’impegno della città ed anche della Chiesa, che non sono soltanto custodi, ma attivi testimoni e propositori. Questo è un auspicio, ma ancor più, un impegno”.

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