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Giornata preghiera e digiuno pace: Consiglio mondiale delle Chiese parteciperà all’iniziativa indetta da Papa Francesco

Il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) parteciperà alla Giornata di preghiera e digiuno per il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo indetta per il 23 febbraio da Papa Francesco in risposta alle continue tensioni e violenze socio-politiche nelle due nazioni.Lo ha annunciato questo pomeriggio il segretario generale dell’organismo ecumenico, il pastore Olav Fykse Tveit, alla cerimonia organizzata a Ginevra per ricordare il 70° anniversario della fondazione del Wcc, dove è intervenuto con una lectio l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. In un comunicato, il Wcc ricorda che nella Repubblica Democratica del Congo, 4,3 milioni di persone sono sfollate e che quest’anno 13,1 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria. Nel Sud Sudan, durante gli ultimi quattro anni di conflitto, 2 milioni di persone sono fuggite dalla nazione e circa 1,9 milioni di persone sono sfollate internamente. Altri 7 milioni di persone all’interno del Paese – quasi i due terzi della popolazione – hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Il pastore Olav Fykse Tveit ha inviato una lettera alle Chiese membro del Wcc,  ribadendo come siano soprattutto i bambini, i giovani e le donne ad essere tra le persone più colpite dalle crisi. “Milioni di donne e ragazze sono esposte a violenze di ogni genere in queste aree colpite dalla crisi”. Era stato il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, a scrivere una lettera al segretario generale del Wcc per fargli sapere che era desiderio di Papa Francesco chiedere ai cristiani di tutte le Chiese e ai fedeli delle altre tradizioni religiose e a tutte le persone di buona volontà, di aderire a questa iniziativa nelle forme che ritengono appropriate. “La preghiera di tutti i cristiani quel giorno per il dono della pace – ha scritto il cardinale – sarebbe un autentico segno di solidarietà e vicinanza a coloro che soffrono in queste nazioni e soprattutto ai molti cristiani di diverse chiese che vivono lì, e inoltre sarebbe un passo concreto nella testimonianza condivisa del Vangelo della pace, di cui il mondo ha tanto bisogno”.

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