Quaresima: mons. Savino (Cassano all’Jonio), “volgiamo lo sguardo verso l’alto” per “testimoniare una vita da risorti”

“Tutta la società occidentale, di cui noi siamo figli, è una società che costruisce sia l’identità personale che quella comunitaria a partire dalla logica del desiderio. Ma non dobbiamo avere paura del desiderio. Anzi, dobbiamo sempre ricordarci che è stato il cristianesimo a intuire che il desiderio è l’energia che muove la creatura sempre alla ricerca del Creatore”. Lo scrive il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, nel messaggio per la Quaresima, dal titolo “Cercate le cose di lassù. Tra Resurrezione e desiderio”. “Molte volte – afferma il vescovo -consideriamo la resurrezione come qualcosa di confinato al di là della morte. Ma Paolo ci dice che la resurrezione è una condizione che travalica il tempo: una condizione che irrompe già nella nostra vita terrena mettendo in moto un dinamismo di ricerca”. Quindi, secondo il presule, “risorgere significa innanzitutto ricercare” e il fine della ricerca diventa “il luogo delle cose ferme”, ma anche delle “cose di cui sentiamo la mancanza”. Il rischio da evitare è che “il desiderio delle cose dell’altro si ammali: narcisismo, autoreferenzialità, perdita della gioia per le piccole cose, uso delle cose in senso adulterato, sino al mordi e fuggi che caratterizza oggi le stesse relazioni umane”. “Quando ciò accade – sottolinea mons. Savino – l’altro diventa non solo modello da imitare nell’oggetto del suo desiderio, ma anche rivale da sconfiggere nel raggiungimento di tale oggetto”. “Questo meccanismo ‘compensatorio’, messo in atto da ogni cultura umana, mostra però tutta la sua violenza quando prende possesso oltre che del cuore degli uomini, delle stesse istituzioni, delle relazioni economiche, culturali, politiche e persino religiose”. Ma “soltanto se volgiamo lo sguardo verso l’alto – conclude – siamo in condizione di testimoniare una vita da risorti che si purifica dalle innumerevole forme di malattia del desiderio che non appagheranno mai il nostro insopprimibile desiderio del cielo”.

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