Sanità: don Angelelli (Cei), “declinare l’idea della salute in modo integrale e riaffermare sempre la dignità della persona”

Declinare l’idea della salute “in modo integrale”, riaffermare sempre la dignità della persona, restituire ai medici il ruolo di “protagonisti del processo terapeutico”, valorizzare il ruolo delle strutture sanitarie cattoliche. Sono alcune delle priorità indicate in un’intervista al Sir da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, alla vigilia della Giornata mondiale del malato 2018 che si celebra domenica 11 febbraio. “La Chiesa italiana in questa fase storica – afferma il sacerdote – si trova a svolgere un ruolo di difesa delle istanze dei più fragili. Il paradigma economico in sanità è una prospettiva pericolosa, perché se da una parte è doveroso andare verso una sanità economicamente sostenibile, dall’altra non dobbiamo dimenticare che tutti, sempre, hanno diritto ad essere curati. L’Italia adotta ancora un sistema universalistico di accesso alle cure, ma che lo è sempre meno. Credo che non ci sia bisogno ancora di nuovi fondi, quanto piuttosto che ci siano ampi margini per spendere ‘meglio’”. Per don Angelelli, nel bilancio della sanità “voci come medicina difensiva, corruzione e sprechi non hanno nulla di sanitario, ma drenano risorse per alcuni miliardi di euro l’anno. Lo Stato può intervenire e ‘curare’ meglio il suo modo di spendere”. Quanto alle strutture sanitarie cattoliche e di ispirazione cristiana, esse “sono chiamate a coniugare questo paradigma: un reale accesso alle cure per tutti, un’attenzione amorevole nel prendersi cura dell’altro, una piena trasparenza e sostenibilità economica”.

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