Giornata del malato: mons. Nosiglia (Torino), “accompagnarlo con amore, anche quando non è più in grado di guarire”

“Mentre sta prevalendo sempre più nella sanità la tendenza all’aziendalismo dell’ospedale, condizionando le strutture al mercato e finendo per scartare i più poveri, queste realtà si sforzano di restar fedeli al loro carisma originario e alla scelta umanistica, solidaristica e spirituale”. Lo ha detto, questa mattina, l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, intervenendo al convegno diocesano di pastorale della salute, in occasione della Giornata del malato, e riferendosi agli istituti religiosi, ospedali e case di cura cattoliche. Strutture che curano “il fisico e l’anima del malato, i suoi rapporti con la famiglia e la comunità, l’etica dei medici e degli operatori sanitari, la fedeltà ai principî fondamentali della visione cristiana della persona umana, dei suoi diritti e doveri verso di sé e gli altri, nel rispetto della vita”. L’arcivescovo, continuando a delineare la loro missione, ha sottolineato che “esse cercano di prendersi cura del malato nel rispetto della sua dignità, oltre che con la massima attenzione alle nuove scoperte scientifiche, e accompagnandolo passo passo con amore, anche quando non è più in grado di guarire”. Poi mons. Nosiglia ha ricordato le “tante persone e famiglie, che seguono i loro congiunti, affetti da malattie gravissime e debilitanti come la Sla, l’Alzheimer, la demenza senile, la disabilità totalizzante, la malattia cronica, testimoniando l’amore verso la persona umana: ad essi va riservato il massimo sostegno, anche da parte delle istituzioni pubbliche, della Chiesa e del volontariato”. “Non mancano nelle comunità anche gruppi di volontariato, che operano nelle case private, nelle strutture sanitarie del territorio, nelle varie case di cura e di accoglienza – ha concluso il presule -. La pastorale della salute ha ormai avviato una capillare presenza e impegno in questo ambito, così importante e decisivo per la vita degli ammalati e le loro famiglie”.

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