G20 Interfaith: nostre richieste non ascoltate ma abbiamo “aperto un cammino”

Al vertice del G20 di Buenos Aires non hanno trovato esplicito ascolto le richieste delle diverse religioni, che insieme si erano riunite due mesi fa, con la partecipazione di rappresentanti di tutto il mondo, nella capitale argentina per il G20 Interfaith. Tuttavia, il messaggio finale emerso da quell’appuntamento è stato importante e ha comunque iniziato a camminare. Lo spiegano al Sir due dei promotori di Interfaith. “Il messaggio è stato consegnato al Governo argentino – afferma Elena Lopz Ruff, coordinatrice del programma Religione e Sviluppo della rete ecumenica latinoamericana Creas (Centro Regional Ecuménico de Asesoría y Servicio) -. Ma naturalmente il nostro non era un contributo prettamente istituzionale, pur essendo firmato anche da istituzioni, e aveva il compito primario di fare in modo che le leadership religiose possano incidere dentro i Paesi di provenienza; la strategia era impostata su vari livelli. Ritengo che dal vertice sia giunta un’apertura, non scontata, a un sistema mondiale multilaterale, nel quale possano essere ascoltate le nostre richieste per il superamento della diseguaglianza, e perché possano essere affrontati i problemi dei rifugiati e della tratta di esseri umani”. Concorda Juan Navarro Floria, del Consiglio argentino per la libertà religiosa (Calir): “Il G = Interfaith è stato un’occasione importante di dialogo, al di là dell’effettiva attenzione suscitata durante il G20 dei Grandi della terra, con importanti presenze di diverse religioni e con un significativo messaggio del Papa. La prospettiva è quella dei diritti della persona nell’attuale contesto della globalizzazione, nella convinzione che confessioni religiose abbiano un importante ruolo e la possibilità di far sentire la loro voce su vari temi, e per reclamare nel mondo la libertà religiosa”.

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