Tsunami in Indonesia: Amigoni (Caritas), “quasi 400 morti e rischio nuove onde. A Natale i volontari distribuiranno aiuti”

“Si parla di quasi 400 morti e oltre 1000 feriti, la maggior parte a Sumatra. Il governo ha annunciato che le cifre aumenteranno. Inoltre c’è il pericolo di nuove onde, perché l’eruzione del vulcano Krakatoa ancora continua”: a parlare al Sir è Matteo Amigoni, operatore di Caritas italiana che ha vissuto con la famiglia in Indonesia e nelle Filippine, in costante contatto con il team di Karina/Caritas Indonesia. Chi si occupa di emergenze umanitarie non può fermarsi nemmeno a Natale, tanto più in un Paese come l’Indonesia, periodicamente flagellato da terremoti, alluvioni, tsunami, eruzioni vulcaniche. Quest’ultimo tsunami è arrivato totalmente inaspettato la notte del 22 dicembre, a causa del vulcano Anak Krakatoa, situato nello stretto di mare tra l’isola di Giava e l’isola di Sumatra. Le province più colpite sono Lampung e Banten. Secondo gli esperti è probabile che una frana sottomarina abbia provocato l’onda anomala. “E’ successo tutto in maniera molto repentina, non c’è stato nemmeno il tempo di dare l’allerta, come spesso accade nel Paese”, spiega Amigoni: “Perché quando lo tsunami è causato dal terremoto il mare prima si ritira e poi arriva l’onda. In questo caso l’onda si è alzata improvvisamente, non c’è stata nessuna avvisaglia”. La maggior parte degli operatori di Karina/Caritas Indonesia era già in ferie per le festività natalizie. Appena saputo dello tsunami si sono subito attivati, soprattutto nelle due diocesi colpite: Bogor sull’isola di Giava e Tanjung Karan sull’isola di Sumatra. Anche se sono zone ben servite, con strade e infrastrutture, “c’è ancora abbastanza confusione – racconta -. Gli aiuti umanitari sono in viaggio e stanno arrivando ma la situazione è grave. Durante il terremoto di Lombok la devastazione è stata ampia ma c’erano meno morti. Stavolta il governo teme che le vittime totali saranno molte di più”. Così nei giorni di Natale e Santo Stefano i volontari cattolici delle tre parrocchie di Giava e Sumatra, nel Paese che ha il più alto numero di musulmani al mondo, andranno a distribuire i primi kit di aiuti alimentari. “Stanno aspettando di capire come si muoverà il governo per poi organizzarsi – conclude -. Al momento non si sa ancora di cosa c’è più bisogno. Sperano di fare l’appello di emergenza entro un paio di giorni e poi cominciare a fornire anche ripari, teloni, aiuti per i bambini e medicine”.

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