Natale: fratel Semeraro al Sir, “fare lo screening” delle nostre paure ed “essere intelligenza”

“Il Natale ci obbliga ad avere compassione persino di chi non ha compassione”. Ne è convinto fratel MichaelDavide Semeraro, che – in un’intervista al Sir – spiega come a Natale “la sfida è non solo ad avere compassione di chi ha bisogno di compassione: è già molto, ma il livello di umanità rivelata da Gesù reclama di avere compassione anche di Erode, che per paura di perdere ciò che ha conquistato arriva fino ad uccidere e ad eliminare dei bambini”. “Avere compassione di chi non ha compassione esige il non farsi contaminare dalla paura”, ammonisce il monaco benedettino, facendo notare che “nel presepe ci sono i pastori ma anche i Magi: non sono poveri, ma uomini che pur essendo potenti e ricchi non si lasciano contaminare dalla paura dei potenti della terra ed usano le loro possibilità per condividere”. Per Semeraro esiste, infine, “un terzo livello di compassione, rappresentato da altre due figure del presepe: il bue e l’asinello, simboli di quell’umanità basica, quasi animale, che condividiamo con tutti gli altri esseri viventi. Ci ricordano la necessità di fare lo screening delle nostre paure animali, per evitare che un giorno possano giocarci brutti scherzi. È importante fare questo screening sull’animalità, per capire quanto tendiamo verso il basso o quanto invece siamo consapevoli che vivere non è solo sopravvivere, ma condividere la vita”. Qual è l’antidoto a quello che il Censis descrive come un Paese in crisi di futuro, preda di tensioni e paure? “Abbiamo un grande dovere: essere intelligenza”, spiega Semeraro, “in un momento in cui le intelligenze vengono offuscate: non si parla più, si grida. In un Natale in cui c’è un disturbo di ascolto, l’intelligenza che ci viene richiesta esige il silenzio, la capacità di fare un minuto vero di silenzio interiore per chiederci dove stiamo andando e cosa vedo di fronte a me. Quando non si è intelligenti, si vede solo il male. Senza intelligenza, le speranze non esistono, o si rivelano speranze che deludono”.

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