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Terra Santa: Patton (Custode) al Sir, “il Natale è un dramma, non un cine-panettone”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Un dramma e non un cine-panettone”: è il Natale per il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton che in un’intervista al Sir lancia la provocazione. “Il Natale è il dramma di un Dio che è Luce da Luce e che entra dentro una storia buia per illuminarla. Le tenebre da un lato non riescono a sopraffarla ma dall’altro non l’accolgono”. Un dramma che interpella innanzitutto i cristiani del Medio Oriente che “vivranno queste giornate con una grande intensità liturgica, poco riscontrabile in Occidente e, comunque, all’interno di una situazione di tensione e di preoccupazione”. Come, per esempio, “chi abita nelle zone più povere della Cisgiordania o a Gaza. Chi vive in Siria vivrà il Natale pregando ogni giorno che la guerra finisca davvero per iniziare un cammino di riconciliazione e di ricostruzione. I cristiani che vivono nei villaggi siriani dell’Oronte, dove è ancora forte la presenza jihadista, sperano di riprendere una vita tranquilla e rimettere le croci sui loro campanili, tornare a fare il presepe o, per i frati che sono lì, a indossare di nuovo il saio. Pensiamo anche alle migliaia di rifugiati e sfollati cristiani che sono in Turchia, in Libano e in Giordania. Nel loro dramma coltivano aspettative di Bene, quello con la B maiuscola e non solo di beni”. Ma il dramma del Natale che “vuole fare luce dentro la storia buia dell’uomo” è anche in eventi che hanno costellato questo 2018: il trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, la controversa legge sullo Stato ebraico, la fallita riconciliazione inter-palestinese, i razzi lanciati contro Israele, le proteste e i morti a Gaza, gli accoltellamenti…”. Fatti che per padre Patton vanno letti “da credenti. La lettura di fede è quella che ci permette di vedere oltre – senza saltarle – le vicende che ci troviamo a vivere e comprendere il verso dove Dio vuole condurre la storia”. Così facendo “ci ritroviamo tra il sogno di Dio, il suo progetto di salvezza per noi, il suo ideale di storia, e l’esperienza dei disastri comune anche al tempo di Maria”. Tra la storia presente e il sogno di Dio “c’è la nostra fede e la responsabilità grande di chi ha il potere di prendere decisioni e quella nostra, quotidiana, che esercitiamo appoggiando visioni della vita piuttosto che altre diventando o costruttori di pace o fomentatori di odio. È un percorso faticoso che richiede tempo e pazienza”. Il Custode chiude l’intervista con un augurio: “Che in ciascuno di noi si realizzi il sogno di Dio, che riusciamo a tenere in piedi la speranza, senza cadere nel pessimismo. Che la luce del Natale sia accolta ed entri nelle tenebre, anche personali di ciascuno di noi, per rischiararle”.

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