Diocesi: mons. Nosiglia (Torino) all’Opera Barolo, “i poveri non sono scarti o portatori di insicurezza. Siamo capaci di ascoltare il loro grido?”

“Siamo capaci di ascoltare il grido espresso e non espresso dei poveri e accompagnarli a trovare vie appropriate ad affrontare i loro problemi?”. A sollecitare “un serio esame di coscienza” da parte di istituzioni, volontariato, Chiesa e Chiese e comunità religiose di altre fedi, mondo economico e sociale, culturale e politico, semplici cittadini è l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia. Nell’incontro odierno per gli auguri natalizi all’Opera pia Barolo, fondata nel 1864 dalla marchesa Giulia, il presule afferma di avere iniziato il solito giro di quello che chiama “presepe”, cioè l’incontro con i poveri accolti nei dormitori della città. “Di anno in anno – osserva – si aggravano le condizioni difficili e faticose di una sempre più larga fascia della popolazione”, poveri che “vengono considerati spesso non solo come persone indigenti che vanno aiutate, ma come portatori di insicurezza, instabilità, disturbo, per cui si tende a tenerli distanti da sé”. Di qui l’interrogativo: “Nella nostra Chiesa e nelle nostre città i poveri come sono considerati, amati, cercati e sostenuti?”. Una parte della popolazione, sottolinea Nosiglia, “li considera gente marginale o da scartare e ha verso di loro indifferenza e noncuranza se non rifiuto”, così “sono soprattutto i loro diritti di giustizia che vengono meno”. Di qui l’invito ad “un serio esame di coscienza da parte di tutti” senza dimenticare che “la povertà non è mai cercata o voluta, ma subita e imposta dall’egoismo degli altri, dall’essere scartati dai circuiti di cittadinanza, dalla avidità di chi vuole tenere stretto per sé quanto possiede, dalle tante ingiustizie di cui i poveri sono succubi”. Una “prigionia” che “può essere spezzata solo se ciascuno si sente custode di suo fratello o sorella che vivono nella miseria morale o fisica e sociale”.

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