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Cristiani perseguitati: mons. Martin (Armagh), “chiamati a essere profetici anche se genera ironia, insulto o critica”

“Purtroppo la sofferenza” dei cristiani perseguitati “spesso passa inosservata, molti di noi continuano a farsi i fatti propri, inconsapevoli dell’ingiustizia e della discriminazione che colpisce i nostri fratelli e sorelle nel mondo”. Anche ad Armagh nella serata di ieri, 28 novembre, si è celebrata una messa per ricordare i cristiani che soffrono a causa delle loro convinzioni. A presiederla l’arcivescovo Eamon Martin che nell’omelia, dopo essersi fermato sulle persecuzioni di oggi, ha ricordato che “l’Irlanda non è storicamente estranea alla persecuzione e al martirio per la fede”; per questo porrà nella cattedrale un reliquiario di san Oliver Plunkett, arcivescovo martire del XVII secolo, per ricordare anche “tutti coloro che, come lui, sono stati perseguitati e martirizzati per la fede in questa diocesi”. Le persecuzioni, ha continuato mons. Martin, invitano a “considerare come noi stessi siamo testimoni della nostra fede nella società irlandese”, perché “chiamati a essere profetici nel far risplendere la luce e la verità del Vangelo nel mondo, anche quando genera ironia, insulto, critica o ci porta a essere ostracizzati dal discorso pubblico”. Per esempio affermando “la santità di ogni vita umana” o che l’aborto “è sempre profondamente sbagliato”, nel contesto del dopo-referendum in cui “persino il nostro diritto alla libertà di coscienza e di religione potrebbe essere messo in discussione perché non conforme agli atteggiamenti e opinioni prevalenti intorno noi”.

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