Sanità cattolica: p. Bebber (Aris), “fare rete altrimenti perderemo tutti e azione Chiesa in ambito sanitario verrà ridimensionata”

“Si fa meglio stando uniti: questo dovrebbe essere il nostro slogan, il nostro impegno”. Ha esordito così il presidente nazionale dell’Aris p. Virginio Bebber, aprendo oggi a Roma l’Assemblea generale d’autunno dell’Associazione religiosa istituti sociosanitari, preceduta da un confronto, guidato da tre esperti, sulla riforma del Terzo settore con la quale gli enti religiosi che svolgono attività di rilievo sociale oggi non possono non confrontarsi. “Il tema del Terzo settore – ha osservato Bebber – è avvertito come importante per tante nostre strutture, oggi chiamate ad aprirsi sempre più verso il territorio, secondo l’indicazione pressante che ci viene anche dal Servizio sanitario nazionale”. Il presidente Aris ha richiamato l’Open day dello scorso 13 ottobre con il quale “i nostri istituti hanno mostrato il profumo di quanto realizzano di bello, di fronte al concetto aberrante di segregazione diffuso da certa informazione”. “Sul decreto sulla riabilitazione ospedaliera di prossima approvazione le prospettive non sono floride – ha osservato – ma i nostri tecnici stanno lavorando a numerosi emendamenti. Confrontandosi su queste tematiche ci si rende conto dell’importanza di fare rete mentre andando avanti in ordine sparso si rischia di cadere preda di avvoltoi che a basso costo tentano di acquistare le nostre strutture”. “Il mio – insiste – vuole essere un caldo invito a fare rete, con la volontà di unità saremo una compagine in grado di ottenere risultati, altrimenti perderemo tutti e sarà ridimensionata l’azione della Chiesa nell’ambito della salute”. “L’economia del Terzo settore – ha aggiunto il vicepresidente Aris, don Vincenzo Sorce – dimostra come sia possibile, attraverso l’impulso dal basso, uno scambio di solidarietà e reciprocità”. In questo orizzonte “la sua riforma non è solo un fatto tecnico, ma ha risvolti etici, culturali, politici”.

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