Salute mentale: Cervellera (Aipas), “per una persona ferita non basta la terapia. Fondamentale è ‘stare’, rimanere al suo fianco”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Adulti feriti dalla vita. Protagonisti di storie nel mondo della psichiatria. A raccontarle è Gianni Cervellera, presidente nazionale Aipas (Associazione italiana pastorale sanitaria), al convegno “Chiesa italiana e salute mentale 2. Futuro e benessere della mente” in corso alla Pontificia Università Lateranense. “Entrare nel loro mondo – dice – può spaventare e al tempo stesso entusiasmare, per scoprire che al limite della logica umana, dove il mistero della mente si fa più fitto, si rinvengono tracce che determinano la vita di ogni persona. Agli estremi si può scoprire il senso più alto dell’esistenza”. “Si può ritrovare la felicità perduta?”, l’interrogativo del relatore. “Conoscere una realtà – sostiene – vuol dire farsene carico e responsabilmente rispondere, va solo individuata la direzione da percorrere: difendersi o operare perché le cose cambino?”. “La cura di una persona ferita da disturbo mentale non può ridursi alla sola terapia. L’elemento fondamentale – assicura Cervellera che ha accompagnato molte di queste persone leggendo con loro passi della Bibbia e dando spazio alle loro emozioni e confidenze – è lo stare”. Paradigmatico il riferimento conclusivo a Maria che “sotto la croce getta lo sguardo al Figlio morente. Stabat Mater: Maria sta, non fugge e difende il figlio nell’unico modo che in quel momento le è consentito. Rimane”.

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