Giuseppe Toniolo: Negri Zamagni, “senza pensiero non si va da nessuna parte”. Carera, “voleva elevare ceti popolari”

(Milano) “Senza pensiero non si va da nessuna parte. Grazie al pensiero di Toniolo i cattolici sono potuti andare avanti per decenni, ma la nostra è una religione incarnata. Oggi è da ripensare la presenza dei cattolici nella politica, nei sindacati, nell’economia, nelle imprese”. Lo ha detto la professoressa Vera Negri Zamagni (Università di Bologna), intervenuta nella seconda sessione, dedicata alla “democrazia sostanziale”, nell’ambito del convegno “Economia e società per il bene comune. La lezione di Giuseppe Toniolo”, che si tiene oggi all’Università Cattolica del Sacro Cuore, su iniziativa del Comitato per il Centenario del beato Giuseppe Toniolo”. Il grande intellettuale, ha spiegato la docente nell’intervento su “Le responsabilità ella politica economica”, “suggerì una via diversa da liberalismo e socialismo per la politica economica di stati volti a realizzare il bene comune dei cittadini, una via basata su un ricongiungimento di economia ed etica, artatamente separate dal pensiero anglosassone che Toniolo critica esplicitamente”. Concretamente, Toniolo proponeva (1894) per i contadini (all’epoca, molto numerosi) la diffusione della piccola proprietà e la ricomposizione di una parte delle proprietà di enti collettivi e autorità locali da sfruttare a beneficio del popolo. La forma cooperativa d’impresa, con particolare riferimento al credito, svolgeva nel suo pensiero un ruolo chiave.
Subito dopo, il prof. Aldo Carera, intervenuto su “Toniolo e le azioni sociali”, ha spiegato che il cosiddetto “apostolato combattivo” di Toniolo “era espressione delle sue convinzioni sul ruolo dei soggetti sociali come premessa per le azioni volte all’elevazione dei ceti popolari”. Egli chiamava i laici cattolici a uno “sforzo creativo sul piano della riflessione scientifica e della divulgazione culturale. Questo intento di medio-lungo periodo non metteva
in secondo piano le azioni tempestive in grado di ridurre le ingiustizie sociali”, a cominciare dalle cooperative, alle quali affidava la possibilità di incidere efficacemente sulle condizioni di lavoro e di vita.

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