Ecumenismo: convegno dei vescovi siciliani a 25 anni dal Direttorio per l’Applicazione dei principi e delle norme

“Sebbene si tratti di un cammino lento e faticoso, quello verso l’unità dei cristiani è un impegno dal quale non si può demordere: il Direttorio per l’Ecumenismo insiste sulla necessità di promuovere la dimensione ecumenica della Chiesa cattolica e richiede l’impegno di tutto il popolo di Dio e delle varie strutture ecclesiastiche. L’unità di tutti in Cristo sarà il risultato di una crescita comune e di una comune maturazione”. Così Erina Ferlito, direttrice dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale siciliana, spiega da cosa nasce il convegno regionale dal titolo “La Chiesa in dialogo a 25 anni dal Direttorio per l’Applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo” al seminario arcivescovile di Catania. L’appuntamento è promosso, in collaborazione anche con l’Ufficio Cesi per le Migrazioni, in occasione del 25° anniversario della pubblicazione del Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’Ecumenismo che ricorre quest’anno. “La dimensione ecumenica coinvolge tutta l’attività pastorale della Chiesa, perché tutto nella Chiesa coinvolge tutti. Per questo – aggiunge la Ferlito – la nostra deve diventare una pastorale integrata e non limitarsi ad essere settoriale. In tale prospettiva un forte segnale proviene dal coinvolgimento paritetico dell’ufficio regionale per le migrazioni”.

“Per noi migrantes l’ecumenismo deve rappresentare non solo uno stile, ma direi anche uno statuto, in quanto tocca le profondità della spiritualità cristiana. Esso richiede, infatti – dice Mario Affronti, direttore dell’Ufficio per le migrazioni della Cesi -, ‘quella conversione del cuore e quella santità della vita, insieme con le preghiere private pubbliche per Unità dei Cristiani’, che il decreto del Concilio Vaticano II sull’Ecumenismo chiama ‘ecumenismo spirituale’ e ritiene essere ‘l’anima di tutto il movimento ecumenico’. La migrantes si può portare un contributo derivante dalla quotidiana convivenza con lo straniero, la cui presenza sta cambiando la nostra società e anche le nostre parrocchie”.

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