Vescovi Perù: “Crisi grave e corruzione radicata”, il popolo “chiede autentica giustizia”

Una presa di posizione forte, “di fronte alla grave crisi che schiaccia il nostro Paese, come conseguenza del deterioramento dei valori etici, del silenzio complice, del blindamento politico, dell’inaccettabile primato degli interessi personali e di gruppo a danno del bene comune”. È quella presa dalla presidenza della Conferenza episcopale peruviana (Cep), che ieri pomeriggio (ora locale) nel corso di una conferenza stampa ha presentato una nota sulla situazione del Paese. L’ultimo scandalo riguarda l’ex presidente della Repubblica Alan García che, lamentando un accanimento giudiziario, si è rifugiato nell’ambasciata dell’Uruguay chiedendo a quel Paese asilo politico. Quello di García è solo l’ultimo scandalo che riguarda un politico di primo piano. Al di là del caso del dittatore Alberto Fujimori, da poco tornato agli arresti dopo il rigetto della grazia da parte della Corte suprema, tutti i recenti ex presidenti della Repubblica sono stati coinvolti in casi di corruzione: Alejandro Toledo, latitante negli Usa, García, Hollanta Humala e Pedro Paolo Kuczynski , costretto alle dimissioni all’inizio di quest’anno. Il mese scorso è stata tratta in arresto anche Keiko Fujimori, figlia di Alberto e leader dell’opposizione. La nota dei vescovi è firmata dal presidente della Cep, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo; dal primo vicepresidente, card. Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo; dal secondo vicepresidente, mons. Robert Prevost, vescovo di Chiclayo; dal segretario generale, mons. Norberto Strotmann, vescovo di Chosica. “La corruzione radicata nelle istituzioni – scrivono i vescovi – si fa visibile con il coinvolgimento di politici e gruppi di potere a livello locale, regionale e nazionale, screditando la dimensione istituzionale dello Stato e generando un grave danno alla società. Questo non sarebbe mai dovuto accadere né si sarebbe dovuto permettere che questa situazione crescesse. Cosa sta succedendo nel nostro Paese?”. Questa situazione, prosegue la nota, “ha generato nella popolazione indignazione, una crescente condanna, una profonda sfiducia e una richiesta di autentica giustizia. Segno che noi, peruviani, chiediamo una società che si alimenti nel rispetto incondizionato dei principi democratici e dell’ordine costituzionale, che garantiscano l’effettivo raggiungimento del bene comune e lo sviluppo integrale di tutti i peruviani”. Nel corso della conferenza stampa, mons. Cabrejos ha invitato l’Uruguay a “riflettere bene” e a valutare le conseguenze della sua eventuale scelta. “Chi non ha fatto nulla, non teme nulla”, ha aggiunto il card. Barreto.

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