Calo delle nascite: Rosina (Cattolica), oggi la peggiore combinazione possibile di fattori ma anche motivi per sperare

“Oggi abbiamo la peggiore combinazione possibile: bassa fecondità, bassa occupazione delle donne, alto rischio di povertà per i giovani e per chi fa figli”. Ma ci sono anche motivi di speranza perché sia i rapporti dell’Istituto Toniolo sia le rilevazioni dell’Istat rivelano che per “intenzioni, desideri e progetti” circa i figli “i giovani italiani non sono da meno dei loro coetanei europei”. Per questo è necessario e urgente creare le condizioni perché possano dar seguito a questi impulsi positivi. Lo ha detto Alessandro Rosina, professore di demografia alla Cattolica di Milano, intervenendo oggi al convegno “Indagine Famiglie 2.0”, organizzato da “Sfera” il sistema editoriale di Rcs MediaGroup dedicato all’infanzia. Il convegno, che si è svolto a Roma presso l’Augustinianum, fa parte di un progetto che punta a coinvolgere aziende e istituzioni “per individuare soluzioni concrete a sostegno della natalità”.
Rosina ha sottolineato il crollo delle nascite che si è avuto tra il 1995 (526 mila) e il 2017 (458 mila), la decisa diminuzione del numero di figli per donna (sceso sotto i 2 già nel 1977 e dal 1984 sempre inferiore a 1,5) e la vistosa “posticipazione” della nascita del primo figlio. “I dati più recenti – ha precisato il demografo della Cattolica – indicano che si è oltre i 31 anni, l’età a cui in Francia si pensa a fare il secondo figlio”. Rosina ha inoltre messo in evidenza il rapporto tra la crisi demografica italiana e il numero record di Neet (i giovani che non studiano e non lavorano). Nella stessa direzione va il dato che rileva una correlazione diretta tra rischio di povertà, età giovanile e numero di figli per famiglia. “Il vero problema – ha osservato Rosina – non è il numero di anziani, ma l’erosione della base della piramide demografica”, che diventerà ancora più grave con il progressivo spostamento delle generazioni del baby boom dalla fascia intermedia all’età anziana.

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