Infanzia e adolescenza: Bonafede (min. Giustizia), “garantire legami familiari tra detenuti e figli”. Albano (garante), “mantenere relazioni aiuta genitore e bambino”

“Sono rimasto particolarmente colpito dalla tragedia di Rebibbia, dove una detenuta ha ucciso i suoi due bambini. È preciso dovere dello Stato intervenire per essere vicini alle associazioni che seguono i percorsi di questi minori che, senza nessuna colpa, vivono l’esperienza drammatica della detenzione. Allo stesso modo dobbiamo creare le condizioni perché anche ai minori con un genitore detenuto possa essere garantita l’affettività derivante dalla prosecuzione del legame familiare”. Lo ha dichiarato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in occasione della sottoscrizione del protocollo con il quale è stata rinnovata la Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti. Firmatari il Ministero della Giustizia, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e l’associazione Bambinisenzasbarre, in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
“Significativa e altamente simbolica la firma del protocollo in questa giornata – commenta la garante Filomena Albano –, segno della nostra attenzione verso i bambini più vulnerabili. I figli delle persone detenute hanno gli stessi diritti degli altri bambini. Tra questi diritti il principale è mantenere il legame affettivo con il genitore anche attraverso incontri e contatti regolari, tranne nei casi in cui ciò non sia in contrasto con il superiore interesse del minore. Promuovere il mantenimento di relazioni familiari di qualità incide positivamente non solo sul genitore recluso ma soprattutto sullo sviluppo del bambino. Il protocollo è già stato segnalato come una buona pratica dell’Italia dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa in occasione della raccomandazione dello scorso aprile sui figli dei genitori detenuti”.
“Bambinisenzasbarre – dichiara la presidente dell’associazione, Lia Sacerdote – è lieta di vedere confermato nuovamente l’impegno che in questi anni ha reso visibile la condizione dell’infanzia che incontra il carcere e la volontà di rendere concretamente applicata la Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti su tutto il territorio nazionale liberandoli soprattutto dall’emarginazione e dall’esclusione sociale. È così possibile proseguire il processo trasformativo avviato e sviluppare le sue potenzialità in modo che attraverso la parte più fragile raggiunga e coinvolga la società esterna a cui il carcere appartiene, coinvolgendo gli altri sistemi educativi, a dispetto della sua identità di ‘istituzione totale’ e a dimostrazione di quanto sia cruciale il legame con il territorio e la società libera”.

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