Diritti umani: card. Parolin, “recuperare la dimensione oggettiva basata sul riconoscimento della dignità”, no a “preconcetti e luoghi comuni verso la Chiesa”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Recuperare la dimensione oggettiva dei diritti umani, basata sul riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana, che costituisce il fondamento della libertà della giustizia e della pace nel mondo”. È l’invito lanciato dal card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, durante il convegno in corso all’Università Lumsa, per iniziativa della Fondazione vaticana-Joseph Ratzinger, sul tema: “Diritti fondamentali e conflitti fra diritti”, alla vigilia del conferimento del Premio Ratzinger da parte del Papa, in programma sabato prossimo, 17 novembre, presso la Sala Clementina. “Senza una tale visione, si instaura un cortocircuito dei diritti che da universali e oggettivi divengono individuali e soggettivi”, il monito del cardinale, e si favorisce quella che Papa Francesco definisce la “globalizzazione dell’indifferenza”. “Solo mantenendo viva la consapevolezza della valenza universale dei diritti umani – la tesi di Parolin – si può evitare tale deriva, che sfocia nella proliferazione di una molteplicità di ‘nuovi diritti’, non di rado in contrapposizione tra loro e, in pari tempo, intavolare un dialogo a tutto campo, specialmente nell’ambito onusiano dove si svolgono la maggioranza delle discussioni in materia”. Il porporato ha messo in guardia anche dalla “crescente insofferenza che si avverte da più parti nei confronti delle Organizzazioni internazionali e della diplomazia multilaterale”, e che “mette oggi in serio pericolo l’interlocuzione sui diritti umani”. Da parte sua, la Santa Sede ritiene “fondamentale favorire il più ampio confronto possibile con tutti gli uomini di buona volontà e con quelle istituzioni che si adoperano per tutelare i diritti dell’uomo, e promuovere il bene comune e lo sviluppo sociale”. “Papa Francesco ci sprona costantemente a costruire ponti e ponti possono essere costruiti con molteplici interlocutori, sia nel campo multilaterale che in quello bilaterale, tanto con gli Stati che con le Organizzazioni non-governative, con interlocutori religiosi, come pure con soggetti laici e aconfessionali”, ha assicurato Parolin, secondo il quale “alcuni preconcetti e luoghi comuni verso la Chiesa rendono più difficile una discussione serena”. “L’interlocuzione è più complicata soprattutto laddove si toccano gli ambiti più intimi della vita e della persona umana senza un ancoraggio oggettivo”, il monito del cardinale, che ha evidenziato il rischio che i diritti umani vengano assoggettati al “comune sentire” della maggioranza, e non riferiti all’uomo “nella sua integralità”, com’è nella visione cristiana.

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