Cattolici e politica: don Naro, “ritessere rete di amministratori locali” come fece Sturzo

“La presenza dei cattolici in politica si giustifica solo se è motivata dall’onesta preoccupazione per i bisogni concreti della gente e se sostenuta da un’attitudine relazionale che induca a farsi carico delle persone e a prendersi cura di chi rischia di non vedersi riconiusciuta la dignità propria delle persone, di chi è emarginato quasi fosse uno scarto. Per vedere tutto ciò è necessario anche uno sguardo credente”. Così don Massimo Naro, direttore del Centro studi Cammarata, spiega da dove è nata l’esigenza di approfondire, alle soglie dei sessant’anni dalla morte di Luigi Sturzo e dei cento anni dalla fondazione del Ppi, il “municipalismo sturziano”. A questo tema è stato dedicato un convegno di studi a Caltanissetta, organizzato con l’Istituto Luigi Sturzo di Roma. “Anche oggi, come agli inizi del Novecento – dice al Sir don Naro – i cattolici sembrano del tutto irrilevanti nella politica nazionale, ormai privi di una loro forma-partito tramite cui esprimere l’efficace rappresentanza in Parlamento di una visione sociale ispirata alle esigenze etiche del Vangelo. E anche la generale attenzione culturale è in calo perché non più sostenuta da una consapevole tensione spirituale. Sturzo si muoveva in un’analoga situazione, dopo l’unificazione d’Italia e sotto il non-expedit. Ma progressivamente neutralizzò questi ostacoli, inserendo uomini del movimento cattolico in liste civiche di molte città siciliane. Da lì sortì la rete di amministratori locali che, tessuta sapientemente nei primi anni del secolo scorso, fece da base per il PPI nel gennaio 1919. Oggi occorre ritessere pazientemente quella rete”.

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