Sinodo 2018: mons. Barahona (Panama), “speriamo che apra di più le porte alle donne”

“Speriamo che il Sinodo apra di più le porte alle donne: non è un argomento che possiamo continuare a dimenticare”. Lo ha detto mons. Manuel Ochogavía Barahona, vescovo di Colón-Kuna Yala e padre sinodale eletto dalla Conferenza Episcopale di Panamá, durante il briefing di oggi in sala stampa vaticana. Rispondendo alle domande dei giornalisti su questo tema, il vescovo ha fatto notare che il Sinodo è l’avvio di un processo, e che la situazione femminile “ha contesto molti diversi” nei vari Continenti. “Non possiamo trascurare il tema della partecipazione delle donne”, che trova spazio anche nel Documento preparatorio, l’auspicio: “In molti Paesi non c’è parità tra uomo e donna, per esempio a parità di salari la donna guadagna di meno. In altri contesti non c’è neanche la possibilità per le donne ad accedere all’educazione”. “C’è ancora molta strada da fare per promuovere l’accesso delle donne alla società civile” la tesi del presule: “Lo dobbiamo fare anche a livello della Chiesa, è importante farlo”, l’augurio, “dando loro accesso negli spazi dove vengono prese le decisioni importanti per la loro vita”. A livello pastorale, per Barahona, bisogna “superare il clericalismo”, a causa del quale “non sempre i sacerdoti accettano l’intervento di una donna”. In America Latina, ad esempio, “essere donna e di razza nera rende le cose ancora più complicate. La condizione della donna è un ostacolo per l’inserimento nella società”.

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