Migranti venezuelani: Scalabriniani dal Perù, “per questo Paese è un fenomeno nuovo, ora la sfida si chiama integrazione”

“Stiamo cercando di fare tutto il possibile, ma la verità è che per il Perù questo è un fenomeno nuovo”. Lo spiegano al Sir, in riferimento all’arrivo in massa nel Paese sudamericano di migranti venezuelani, suor Beatriz Pérez Marcassi, responsabile per il Perù del Simn (Scalabrini International Migration Network) e padre Luiz Do Arte, direttore della casa Beato Juan Bautista Scalabrini a San Miguel, nella zona di Lima. Continua padre Do Arte: “Da agosto si è creata una situazione di emergenza alle frontiere. A Nord, nella regione di Tumbes, le autorità avevano iniziato a chiedere il passaporto, ma gli arrivi sono continuati. Altra situazione difficile è nel sud, nella zona di Tacna, ai confini con il Cile”. Prosegue suor Beatriz Pérez: “Fino a qualche mese fa l’obiettivo dei migranti era quello di arrivare in Cile, o in Argentina. Quest’ultima però, a causa della crisi che sta vivendo, è diventata una meta meno attraente e il Cile attua una politica migratoria più stretta. Così aumentano i venezuelani che si fermano in Perù.
Raccontano i religiosi scalabriniani: “L’80% dei venezuelani ora si trova a Lima, non tanto alla frontiera, il 70% vive di economia informale. Non mancano episodi di xenofobia e sfruttamento. Però, a prevalere sono i segnali di integrazione e accoglienza”.
La sfida ora si chiama integrazione: “Lo Stato ha consentito ai bambini e ragazzi venezuelani l’accesso alle scuole, in qualche caso senza una vera e propria iscrizione alle classi, che si farà con il nuovo anno scolastico, a partire dal gennaio. Molte Ong sono attive per favorire processi di integrazione”, concludono i religiosi.

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