“I rapporti tra la Santa Sede e la Cina hanno avuto dall’Ottocento a oggi alterne vicende: dal protettorato francese sulle missioni in Cina alla drammatica Rivoluzione dei Boxer e alle relazioni diplomatiche; dalla salita al potere di Mao Zedong alle riforme in concomitanza con l’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II – con l’ascesa al potere di Deng Xiaoping – fino all’attuale dialogo”. A ripercorrerne le principali tappe è p. Federico Lombardi nell’ultimo quaderno de “La Civiltà Cattolica” in uscita sabato prossimo, 6 ottobre. Tra queste l’importante “Lettera del Santo Padre Benedetto XVI ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese”, pubblicata il 27 maggio 2007 e “ricca di indicazioni pastorali. Il Papa insiste sull’unità della Chiesa, abolisce tutte le facoltà speciali (ad esempio, per ordinazioni ‘clandestine’ di vescovi) e auspica il dialogo con le autorità del governo”, spiega il gesuita. Poi è la volta di Francesco che fin dall’inizio del pontificato “manifesta più volte un’attenzione viva e cordiale per il popolo cinese, contribuendo allo stabilirsi di un clima nuovo e più disteso, che permette l’effettiva ripresa del dialogo della Santa Sede con le autorità cinesi”. Negli ultimi anni “i contatti si moltiplicano e i canali di comunicazione appaiono più stabili ed efficaci. A più riprese alcuni organi di stampa cinesi e lo stesso ministero degli Affari esteri pubblicano dichiarazioni distensive nei confronti di papa Francesco, sia in occasione di viaggi apostolici sia a commento di dichiarazioni pontificie. Il resto – conclude Lombardi – è cronaca di questi giorni”.