Sinodo 2018: card. da Rocha, “l’arte dell’accompagnamento è la competenza più richiesta dai giovani”, che vogliono “Chiesa più autentica”

L’arte dell’accompagnamento “è la competenza più richiesta dai giovani ed insieme una delle difficoltà più grandi emerse dalla preparazione al Sinodo”. Lo ha detto il card. Sergio da Rocha, relatore generale del Sinodo, nella sua relazione introduttiva alla prima Congregazione generale. “Abbiamo pochi adulti adatti dal punto di vista spirituale, pedagogico e vocazionale ad accompagnare i giovani nel loro discernimento vocazionale”, il grido d’allarme: “E i giovani stessi, a questo proposito, si sono mostrati assai esigenti”. “Chiarificare la natura dell’accompagnamento e predisporre una formazione adeguata a tutti i livelli ecclesiali è una delle grandi sfide di questo Sinodo”, la tesi di da Rocha, secondo il quale, “insieme all’accompagnamento, emerge l’importanza della formazione, che va declinata in varie forme e specificata per i vari ambienti: formazione culturale e biblica, teologica ed ecclesiologica, spirituale e pedagogica; preparazione adeguata degli educatori che vivono nei vari ambienti di vita dei giovani; formazione specifica per i formatori nei seminari e delle case di formazione”. Altro tema su cui i padri sinodali sono chiamati a confrontarsi, per il relatore, è quello dell’annuncio del Vangelo, “perché molte volte le nostre comprensioni e le nostre pratiche appaiono tanto diverse”. Un’altra parola da chiarire, per da Rocha, è comunità: “I giovani chiedono una Chiesa autentica, più relazionale, impegnata per la giustizia. È evidente che un Sinodo sui giovani non parlerà solo dei giovani: sarà opportuno confrontarsi circa il volto della comunità e della Chiesa che stiamo offrendo ai giovani”.

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