Papa Francesco: discorso apertura Sinodo, “usciamo da pregiudizi e stereotipi” nel rapporto tra le generazioni

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Usciamo da pregiudizi e stereotipi”. È l’invito contenuto nella parte centrale del discorso del Papa in apertura della prima Congregazione generale del Sinodo dei vescovi sui giovani. “Un primo passo nella direzione dell’ascolto è liberare le nostre menti e i nostri cuori da pregiudizi e stereotipi”, ha spiegato Francesco: “Quando pensiamo di sapere già chi è l’altro e che cosa vuole, allora facciamo davvero fatica ad ascoltarlo sul serio”. “I rapporti tra le generazioni sono un terreno in cui pregiudizi e stereotipi attecchiscono con una facilità proverbiale, tanto che spesso nemmeno ce ne rendiamo conto”, il grido d’allarme del Papa, secondo il quale “i giovani sono tentati di considerare gli adulti sorpassati; gli adulti sono tentati di ritenere i giovani inesperti, di sapere come sono e soprattutto come dovrebbero essere e comportarsi. Tutto questo può costituire un forte ostacolo al dialogo e all’incontro tra le generazioni”. “La maggior parte dei presenti non appartiene alla generazione dei giovani, per cui è chiaro che dobbiamo fare attenzione soprattutto al rischio di parlare dei giovani a partire da categorie e schemi mentali ormai superati”, l’esortazione rivolta ai vescovi: “Se sapremo evitare questo pericolo, allora contribuiremo a rendere possibile un’alleanza tra generazioni. Gli adulti dovrebbero superare la tentazione di sottovalutare le capacità dei giovani e di giudicarli negativamente”. Poi la citazione di un’iscrizione “trovata su un vaso d’argilla dell’antica Babilonia” e risalente al 3000 a.C., “dove c’è scritto che la gioventù è immorale e che i giovani non sono in grado di salvare la cultura del popolo”. I giovani, da parte loro, dovrebbero invece a parere del Papa “superare la tentazione di non prestare ascolto agli adulti e di considerare gli anziani ‘roba antica, passata e noiosa’, dimenticando che è stolto voler ricominciare sempre da zero come se la vita iniziasse solo con ciascuno di loro. In realtà, gli anziani, nonostante la loro fragilità fisica, rimangono sempre la memoria della nostra umanità, le radici della nostra società, il ‘polso’ della nostra civiltà. Disprezzarli, scaricarli, chiuderli in riserve isolate oppure snobbarli è indice di un cedimento alla mentalità del mondo che sta divorando le nostre case dall’interno. Trascurare il tesoro di esperienze che ogni generazione eredita e trasmette all’altra è un atto di autodistruzione”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Riepilogo

Informativa sulla Privacy