Colombia: a Cúcuta si tiene la “Copa de la Fe”, torneo di calcio con 600 sacerdoti per solidarietà con i migranti venezuelani

“Guardare allo sport come opera di misericordia per creare cultura di inclusione”. Questo l’invito rivolto dal presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Oscar Urbina, arcivescovo di Villavicencio, intervenuto in apertura della quinta edizione della “Copa de la Fe”, che si svolge a Cúcuta. Si tratta di un torneo di calcio per sacerdoti, molto seguito in Colombia, che vede quest’anno, dall’1 al 5 ottobre, la presenza di oltre 600 partecipanti, suddivisi in 28 squadre: 23 rappresentano altrettante diocesi colombiane, mentre le altre il Messico, il Venezuela e l’Ecuador. Mons. Urbina ha espresso la speranza “che questo campionato segni molti gol contro l’indifferenza, l’egoismo, gli odi e le ingiustizie”. A questo appello si sono aggiunte le parole del vescovo di Cúcuta, mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid, il quale ha messo in evidenza l’opportunità, per i sacerdoti partecipanti di vivere momenti di condivisione con i migranti venezuelani (la città di Cúcuta sorge infatti alla frontiera con il Venezuela). Già ieri, infatti, numerosi “sacerdoti-calciatori” hanno percorso il ponte internazionale Simón Bolívar e hanno distribuito pasti e si sono intrattenuti con i migranti venezuelani nella casa di accoglienza Divina Provvidenza.

Per l’occasione, proprio nei locali della Casa Divina Provvidenza, mons. Urbina ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha confermato la vicinanza e la condivisione rispetto ai migranti: “La Chiesa colombiana soffre con voi!”, ha detto il presidente della Cec. In questi giorni i sacerdoti visiteranno anche le comunità parrocchiali e animeranno l’ormai tradizionale “confesatón”, un momento nel quale i sacerdoti confessano in vari punti della città che ospita la Coppa, a partire dai centri commerciali. Durante la cerimonia di apertura, nello stadio General Santander, le 28 squadre diocesane e arcidiocesane avevano chiesto l’intercessione di Maria Vergine perché la Copa de la Fe sia espressione di fraternità in questa zona di frontiera e “della presenza di Dio, vuole uscire a incontrarsi con il fratello migrante”.

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